Nel corso degli anni, fino ad arrivare ad oggi, la richiesta di sistemi più avanzati tecnologicamente riguardanti la gestione dei rischi aziendali, ma anche un contorno economico e finanziario che non è stato più così certo, è stata la causa dello sviluppo di nuove professionalità. Quella del CRO (Chief Risk Officer) ne è un esempio lampante.
Solamnete pochi giorni fa si è svolta la prima riunione di un forum riguardante questa nuova professione, che è nata da un’ottima idea di ANIA, in collaborazione con l’IRSA.
Il CRO svolge la funzione di consolidare la visione dei rischi aziendali, togliendo e, in contemporanea, utilizzando migliori sistemi rispetto alle attuali barrieri che intercorrono tra le diverse linee di business.
Il fatto che l’attività di acquisizione degli affari e , di conseguenza, dei rischi, sia parcelizzata, induce anche una certa difficoltà nel Capo Azienda a comprendere se in aggregato la sua azienda sta avendo un profilo di rischio troppo elevato oppure, al contrario, affronta il mercato nascondendosi troppo.
La funzione che svolge il CRO è quella di rendere omogenea ciascuna misura di rischio, in modo tale che le linee operative possano avere un’idea comune del comportamento dell’azienda.
Il CRO deve avere una grande esperienza in questo settore e nel suo bagaglio tecnico devono obbligatoriamente rientrare quei modelli matematici e econometrici che gli permettono di calcolare limiti e rischi.