La tassa di soggiorno è uno dei tanti tributi con cui gli italiani dovranno imparare a convivere? La famigerata (per turisti e albergatori) imposta è già realtà a Roma, dove nonostante numerose polemiche è stata introdotta da poche settimane.
Si prevede possa portare 82 milioni di euro nel 2011 nelle casse della Capitale. A questo proposito il vicesindaco Mauro Cutrufo ha ribadito che “Roma è visitata da un numero pari alla somma dei visitatori di Firenze e Venezia insieme e un piccolo contributo per i costi dei servizi alla città ci sembra opportuno”. Il balzello varia in base alla struttura alberghiera, visto che i turisti pagano 2 euro a persona (per notte) per gli hotel fino a tre stelle e 3 euro per quelli a quattro e cinque stelle. Va ricordato per onestà intellettuale che con tale ‘dazio’ Roma ha seguito la scia di altre metropoli internazionali, basti ricordare ad esempio New York, Amsterdam o Parigi (in cui la tassa di soggiorno varia da 0,20 a 1,50 euro al giorno in relazione livello dell’alloggio).
Ora però si parla concretamente di applicare la tassa di soggiorno nei capoluoghi e, ancora più in generale, persino in tutti i comuni. Peraltro tutto ciò sarebbe evidentemente salutato con favore dai sindaci, i quali potrebbero agevolmente rimpinguare le casse cittadine se si considera che ogni anno (fonte Eurostat) i nostri alberghi ospitano turisti per 238 milioni di notti, attribuendo così all’Italia in questa particolare classifica il secondo posto in Europa (dopo la Spagna): si tratterebbe dunque, secondo quanto è stato mediamente calcolato, di un gettito di 600 milioni di euro, praticamente pari a quanto i comuni annualmente racimolano con il servizio idrico o l’assistenza scolastica.