Avevamo parlato ieri delle piccole e medie imprese, componente fondamentale del tessuto economico-produttivo italiano. Oggi vogliamo sottolineare che la piena valorizzazione delle Pmi nostrane può valere un punto percentuale in tre anni, 15 miliardi di euro.
A tanto infatti corrisponderebbe il seguire appieno il piano dello Small Business Act (Sba), il documento europeo che si prefigge l’obiettivo di sostenere lo sviluppo delle Pmi continentali tramite interventi di semplificazione, di riduzione degli oneri amministrativi, di apertura dei mercati.
Quel che manca nel nostro Paese – commenta il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Vincenzo Boccia – è “un quadro organico di interventi per liberare le potenzialità inespresse delle nostre imprese: la riforma fiscale, per esempio, ma anche l’adeguamento ai nuovi tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, una secca riduzione della durata dei processi civili, la possibilità di scegliere – per i lavoratori – di lasciare il tfr in azienda, la detassazione totale dei premi di produzione“. Tra i punti deboli delle Pmi italiane si riscontrano la limitata internazionalizzazione, l’accesso al credito, l’innovazione, una amministrazione pubblica poco recettiva.
Alla luce di ciò sono state adottate misure, come ad esempio quelle concernenti la semplificazione dei rapporti tra Pubblica amministrazione e mondo delle imprese (Comunicazione unica, Segnalazione certificata di inizio attività) o l’incremento del Fondo di garanzia con dotazione di 1,6 miliardi di euro. E “la risposta delle imprese agli interventi messi in campo dal governo – osserva Boccia – è la conferma che la forza delle piccole imprese in Italia è tale da poter riassorbire l’occupazione e ripagare il grosso debito pubblico: non dobbiamo dimenticare che siamo il secondo paese manifatturiero europeo dopo la Germania e che il nostro tasso di imprenditorialità è tre volte superiore alla media europea”.