Un incremento del 50% delle entrate permetterebbe a Fs-Trenitalia di fornire “un servizio migliore di quello tedesco”, secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato del gruppo, Mauro Moretti, ma una nota di Trenitalia ha chiarito che non vi è alcun progetto di “aumento dei biglietti del trasporto regionale che, come ampiamente noto, sono stabiliti dalle stesse Regioni e non da Trenitalia”.
Il comunicato inoltre specifica che nel trasporto regionale -in Italia- “il gestore del servizio ha ricavi nettamente inferiori a quelli delle altre grandi società ferroviarie nei loro Paesi”: infatti “fatto 100 il rapporto ricavi/passeggeri per chilometro in Italia, in Francia SNCF prende 250, in Germania le società ferroviarie 220, e in Inghilterra addirittura 400”; pertanto se Trenitalia potesse contare su ricavi per 150 (ricavi che derivano dal costo del biglietto, ma soprattutto dai corrispettivi elargiti dalle Regioni-committenti), potrebbe offrire “un servizio migliore anche rispetto a quello offerto, nei rispettivi Paesi, dalle altre grandi società ferroviarie”.
Tempestiva è stata la replica degli utenti. Carlo Pileri -presidente di Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori)- ha giudicato “stupefacente e inaccettabile la provocazione di Moretti di voler aumentare del 50% il prezzo dei biglietti dei treni”. “La rete ferroviara -ha infatti aggiunto- è stata pagata dallo Stato e i treni sulla maggior parte delle tratte risalgono agli anni ’70; solo l’alta velocità ha visto il rinnovo delle vetture che però, come abbiamo più volte denunciato, hanno carenza per i servizi igienici e sulla puntualità: un treno su quattro non rispetta gli orari e questi sono dei disvalori”. Pileri ha poi puntualizzato che “in Francia il Parigi-Bordeaux costa in prima classe 110 euro, il Roma-Milano 114 e in seconda il treno francese costa 70 euro mentre l’italiano 89”.
