Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ha dichiarato che in Italia la crescita “stenta da quindici anni” e che i tassi di sviluppo “sono attorno all’1%”. Ci sarebbe bisogno – ha quindi proseguito Draghi – di “azioni riformatrici più coraggiose che migliorerebbero le aspettative delle imprese e delle famiglie e aggiungerebbero impulsi alla crescita”.
L’Italia infatti “dispone di grandi risorse, ha molte aziende, una grande capacità imprenditoriale, la sua gente è laboriosa e parsimoniosa“.
L’inquilino di Palazzo Koch ha poi avuto modo di spiegare che un aumento del 20% del prezzo del petrolio “determina una minor crescita del prodotto interno lordo di mezzo punto percentuale nell’arco di tre anni” e pertanto “le dimensioni umane e l’esito ancora incerto della sollevazione popolare che scuote la Libia preoccupano la comunità internazionale”.
Draghi ha inoltre puntualizzato che “i salari di ingresso dei giovani sul mercato, in termini reali, sono fermi da oltre un decennio su livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta” e “la recessione ha reso più difficile la situazione”. Infatti il tasso di disoccupazione giovanile “sfiora il 30%” e dunque “si accentua la dipendenza dalla ricchezza e dal reddito dei genitori, un fattore di forte iniquità sociale”.
Infine per il numero uno di via Nazionale contenere la spesa corrente è un compito da “proseguire anche oltre il 2012” e “la sua composizione deve essere orientata a favore della crescita“. Draghi ha anche specificato che “non vi sono altre strade per ridurre il disavanzo, visto che la pressione fiscale già supera di 3 punti quella media dell’area dell’euro” e allora “maggiori entrate che si rendano disponibili grazie a recuperi di evasione dovranno essere usate per ridurre la pressione sui contribuenti che già pagano il dovuto”.