Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha dichiarato che è necessario andare avanti “nella politica energetica che abbiamo impostato” e che – quanto al nucleare – “è importante non agire in modo emotivo come l’Italia ha fatto in altre situazioni”.
Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, ha puntualizzato che “a noi sta a cuore l’indipendenza energetica dell’Italia, ma prima e di più la salute e la sicurezza dei cittadini” e che quindi “non sarà mai assunta alcuna decisione che possa metterle a rischio”. Il governo pertanto non è “né cieco né sordo rispetto alle notizie che giungono da Tokio ed è evidente che la nostra scelta di rientrare nel nucleare ci induce a prestare ulteriore attenzione, assieme all’esigenza di una piena trasparenza su quanto sta accadendo”.
Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico, ha precisato allora che sul nucleare non si farà marcia indietro: il ministro ha sottolineato che “tutti i paesi europei hanno centrali” e che peraltro “il 19% dell’energia che consumiamo in Italia è prodotta dal nucleare” (facendo così riferimento al nostro import elettrico).
Aurelio Regina, presidente di Unindustria Roma, Frosinone, Rieti, Viterbo ha infine rimarcato che sarebbe “corretto razionalizzare il sistema degli incentivi per le energie rinnovabili“, ma anche che “occorre fare attenzione che le regole non siamo continuamente modificate per non penalizzare i tanti investimenti in corso”: il meccanismo di incentivazione – ha concluso Regina – va “ben calibrato affinché sia efficace e contenga i fenomeni speculativi”.