Il consiglio di amministrazione del fondo per le Pmi promosso dal ministero del Tesoro con la partecipazione delle principali banche italiane, della Cdp, dell’Abi e di Confindustria ha programmato gli obiettivi del 2011.
Trattasi di “almeno 15 operazioni di investimento diretto con quote di minoranza nel capitale delle imprese e la speranza di arrivare anche a 20; più dieci investimenti indiretti in fondi di fondi che hanno la stessa filosofia del Fondo italiano d’investimento”.
Gianfranco Carbonato, presidente di Unione industriale di Torino e consigliere di amministrazione del fondo, ha dichiarato che “la media dei fondi italiani negli ultimi anni è stata inferiore a 20 operazioni all’anno” e ha poi aggiunto che è in corso la due diligence per “decine di altre operazioni: con 28 dipendenti, assunti negli ultimi mesi, la struttura sta gestendo contatti con più di 300 aziende che si sono rivolte al Fii e oltre 50 fondi”.
Carbonato ha poi puntualizzato che tale progetto – che “non ha precedenti ed è diventata operativa in soli nove mesi” – sta facendo “un’opera quasi missionaria”, poichè “il nostro sistema imprenditoriale ha bisogno di evolvere in modo positivo” e il fondo sul territorio “diffonde una cultura di maggiore trasparenza, di condivisione dell’investimento, di trasformazione delle aziende cosiddette one-man-show in aziende aperte”.
Carbonato ha precisato che si tratta di “un salto culturale necessario” perché “piccolo è bello ma in un mercato globale funziona sempre di meno”: il fondo infatti “dà supporto finanziario alle aziende sane, ma non si può prescindere dall’imprenditore che deve avere progetti seri di sviluppo ed essere in grado di capire il ruolo che un socio come il fondo può giocare”.