Una recente direttiva europea potrebbe introdurre due novità non gradite dalle associazioni europee di e-commerce: trattasi del dover recapitare i prodotti in tutti i Paesi dell’Unione europea e della nuova disciplina in tema di diritto di recesso.
“Da una analisi condotta sulla base dei dati forniti dalle associazioni di categoria europee che rappresentano circa il 50% del comparto” – ha precisato Roberto Liscia, presidente di Netcomm – “l’incremento dei costi di trasporto che si genererebbero se questa direttiva passasse, ammonta a circa 10 miliardi di euro: ad oggi infatti i costi di trasporto dell’e-commerce europeo valgono circa 5,7 miliardi di euro e con la nuova legislazione salirebbero a 15,6 miliardi”.
Questi emendamenti – ha proseguito il presidente del Consorzio del commercio elettronico italiano – sono “i più devastanti mai proposti” in materia di e-commerce e “genererebbero un incremento dei costi che ricadrebbe inesorabilmente su un peggioramento dei prezzi per i consumatori: molte piccole e medie imprese italiane ed europee si vedrebbero costrette a chiudere e molte start up addirittura a non nascere in un momento in cui la forza e la vitalità imprenditoriale è più necessaria che mai per portare l’Italia e l’Europa fuori da una crisi fortissima”.
Pietro Giordano, segretario generale vicario dell’Adiconsum, ha puntualizzato che “per chi opera non perfettamente sul mercato la normativa peserà, ma non ci può essere automatismo tra tempi di rimborso e aumento dei prezzi: il mercato selezionerà i venditori migliori, non tutti sono in grado di vendere in tutta Europa”. Giordano ha inoltre sottolineato che per le piccole imprese “bisogna pensare alla necessità di consorzi a livello europeo o eventualmente a delle eccezioni nella nostra normativa nazionale che permettano alle piccole realtà di vendere solo in Italia”.
