Le pensioni più alte e sicure? Non c’è dubbio, in Italia sono quelle dei dirigenti d’azienda seguiti a stretto giro di posta da ex piloti e assistenti di volo.
Sono questi i dati che emergono dal Rapporto annuale dell’Inps relativo al 2010 che fotografano la solita Italia capace di viaggiare a più marce con grossi sacrifici per molti ma non per tutti.
Le cifre che sono emerse dalle casse pensioni della varie categorie rappresentate parlano chiaro: chi ha rivestito un ruolo primario nei consigli d’amministrazione o comunque nella dirigenza di una grande o media azienda italiana, anche in virtù di stipendi (e conseguenti versamenti) d’oro viaggia con una pensione mediamente almeno più di sei volte superiore a quella della media di agricoltori e artigiani mentre in fondo alla classifica, e anche qui senza grosse sorprese, ci sono i lavoratori a contratto di collaborazione continuativa.
A stare benissimo, oltre agli alti quadri, sono gli oltre 6mila pensionati del settore volo, anch’essi almeno sino a qualche tempo fa con stipendi assolutamente adeguati: percepiscono in media un assegno di 3.500 euro al mese contro quello di chi è iscritto alla gestione separata la cui media sarebbe di poco superiore ai 100 euro. D’altronde in questo caso si tratta di 245.200 pensioni che devono dividersi un capitale esiguo. Non stanno bene nemmeno i preti in ritiro, che sono ben 14.404 e ricevono un indennizzo annuo di 7.464 euro.
E ancora, il fondo delle pensioni per i lavoratori dipendenti, che raggruppa 9,4 milioni di persone, assicura una media annua di 11.192 euro, di gran lunga inferiore a quella di chi lavorava nel mondo dei trasporti e delle ferrovie, pari rispettivamente a 20.358 e 20.226 euro nei dodici mesi. Tutto sommato stanno bene anche gli ex dipendenti della telefonia (25.416 euro di media) e del settore elettricità (24.424) mentre gli ex coltivatori diretti si devono accontentare di 7.490 euro e gli artigiani di 7.937. Tutte cifre ovviamente anche da interpretare, ché artigiani e agricoltori, almeno fino al recente passato, nella loro vita lavorativa hanno versato molti meno contributi in quanto autonomi rispetto a tante altre categorie, soprattutto di dipendenti.
Inoltre va ricordato che ci sono differenze sostanziali, nelle stesse categorie, anche tra nord e sud Italia: nelle regioni meridionali, infatti, se da un lato il caro-vita è minore, gli assegni comunque sono inferiori del 19,5% rispetto al Nord-Ovest e del 12% rispetto alla media nazionale.