A quanto pare la riforma sulle pensioni potrebbe perfino intaccare le aliquote contributive allo scopo di creare una maggiore compattezza tra le varie categorie professionali. Un clima di certo poco sereno questo per i lavoratori di oggi mossi oramai sempre di più dalla paura che il varo della nuova Manovra Monti possa, in un modo o nell’altro, complicare ulteriormente la propria posizione economica.
Coloro oramai alle soglie della fatidica pensione, infatti, mirano ad accorciare quanto più possibile i tempi, sperando di percepire il contributo fisso con quota 96, ovvero con 60 anni di età e 36 di contributi, o in alternativa 61 di età e 35 di contributi, prima di vederselo probabilmente innalzato in seguito agli effetti della manovra.
Lo scenario sembra presentarsi in modo abbastanza confuso ed intricato, anche grazie alla rete intricata di differenti norme volte a disciplinare le singole categorie contrattuali e professionali. A dare maggiore percezione della situazione, e fare ancora più chiarezza, un’indagine condotta dal Corriere Della Sera, la quale ha messo in luce che queste spaziano dal 33% dei lavoratori dipendenti al 20% degli artigiani e dei commercianti toccando il 10-13% per alcune particolari categorie fino a giungere l’8,6% di deputati e senatori.
Le maggiori preoccupazioni di questi giorni sembrano essere bene o male le stesse, e continuano a palesare il timore di una possibile riduzione dettata dal passaggio al nuovo calcolo contributivo.
Quali saranno i possibili effetti del metodo contributivo pro-rata? Certamente Il metodo contributivo pro rata potrebbe inficiare la somma prevista dell’assegno destinata ai nuovi pensionati, soprattutto perché i contributi versati dal 2012 avranno un “peso” certamente contratto rispetto al passato.
I quarentenni di oggi si rassegnino. Loro che sono in mezzo al guado, lì rimarranno, senza certezze.