Benzina più cara, gli italiani vanno oltre confine

La benzina aumenta? E allora io vado a farla, in Slovenia. Oppure in Francia, o ancora in Svizzera. Certo, è un discorso ristretto solo alle regioni italiane di confine (con ovvia penalizzazione ancora una volta per quelle del Sud Italia), ma intanto da una parte c’è il risparmio degli utenti e dall’altra il mancato incasso dei benzinai italiani.

Sono anni, ad esempio, che i lavoratori transfrontalieri che dalla Lombardia si spostano in Svizzera oppure dalle province di Savona e Imperia vanno sulla vicina Costa Azzurra o ancora dal Friuli si recano in Slovenia ne approfittano anche per fare il pieno. Adesso succederà anche con gli altri cittadini che appena oltre confine trovano prezzi per la verde, ma ancora di più per il diesel, che con le nuove accise italiane non saranno più possibili.

I conti sono facilissimi da fare: con la Francia ormai c’è una differenza di prezzo vicina al 15%, mentre paragonando i costi con la Svizzera si scopre che là il gasolio costa 11,2 centesimi in media di meno mentre la benzina oltre 8 centesimi in meno. E in Slovenia su un pieno di 50 litri si possono risparmiare fino a 16 euro. Praticamente siamo tornati all’antico, quando la pratica di andare a rifornirsi, soprattutto per chi utilizzi vetture e mezzi per lavoro, era molto diffuse in tutte le zone che si trovano relativamente vicine ai confini.

Certo, l’obiezione è facile: se per risparmiare 10-15 euro a pieno devo comunque percorrere venti o 30 km in più rispetto al distributore sotto casa, perché farlo? Ma i conti evidentemente tornano, ché alla fine dell’anno il risparmio è calcolato tra i 250 e i 300 euro. Con ovvi danni per la nostra economia, soprattutto per i distributori collocati nelle zone prima del confine che temono chiaramente di perdere affari e clienti e l’hanno fatto immediatamente presente con le loro Associazioni di categoria a governo e istituzioni locali.

I conti li hanno fatti in molti, a cominciare dall’Adoc. Il presidente Carlo Pileri lancia l’allarme: “Quest’anno i consumatori hanno subito una stangata pari a 750 euro tra aumenti diretti e indiretti. E nel 2012 con il possibile aumento dell’Iva di ulteriori due punti la stangata potrà essere maggiore, con rincari che sfioreranno i 1.000 euro e con la benzina che molto probabilmente supererà quota 1,80 euro al litro. Oltre ai cittadini ad essere colpito duramente sarà il settore automobilistico. Oggi comprare un’auto è un rischio: oltre ai costi d’acquisto, in rialzo a causa dell’Iva, gli alti costi di gestione spingeranno gli italiani a non acquistare e a rinunciare all’utilizzo della propria auto. La stangata su accise e IVA ha i connotati di una vera e propria ganascia fiscale a danno dei consumatori”.

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