Pensione, ecco tutte le nuove norme

Tra le importanti riforme previste dal governo Monti per le nuove pensioni, ce n’è una essenziale che tocca i cosiddetti ‘lavori usuranti’ così come i ‘lavori precoci’, ossia tutti quei soggetti che hanno dovuto svolgere mansioni pericolose per la salute o siano entrati in servizio molto presto nella loro vita.

La nuove regole sono state illustrate sull’edizione di ieri del quotidiano ‘La Stampa’ in attesa di diventare legge dello stato. Tutti quelli che rientrano nella categoria ‘lavori usuranti’ dovranno intanto prenotarsi entro il 1° marzo prossimo visto che ancora per quest’anno per loro varrà come tetto minimo quota 96, ossia 60 anni di età e 36 di lavoro mentre dal 2013 passerà a 97 ai quali aggiungere tre mesi. In ogni caso per tutti scatterà una finestra pari a 12 mesi. In particolare i lavoratori notturni dovranno calcolare quota 96 con 78 notti, quota 97 con 72-77 notti e quota 98 con 64-71 notti.

Al momento non rientrano nella riforma i cosiddetti ‘esodati’, che dovranno attendere invece il decreto legge previsto entro giugno per verificare se l’allargamento dei benefici dell’esonero tocchi anche a loro. In particolare sono lavoratori che, pur avendo sottoscritto accordi sindacali entro il 4 dicembre, dovrebbero riscuotere la pensione nel 2012-13. Invece potrà andare in pensione chi abbia  risolto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011.

Pensione anticipata anche per alcune categorie di ‘lavoratori precoci’, ossia quelli che abbiano iniziato a lavorare tra i 16 e i 19 anni. Potranno andare in pensione sino al 2017 con 42 anni di contribuzione senza aspettare 62 anni. E avrà diritto ad andare in pensione prima degli altri chi farà valere il riscatto della laurea, grazie al quale potranno essere conteggiati i contributi riscattati, al fine del raggiungimento dei 42 anni di anzianità. Lo si potrà fare anche se attualmente inoccupati, ma ogni anno di riscatto costerà circa 5 mila euro visto che per la legge è riferito al minimale autonomi, pari a 15mila euro.

Infine fuori dalla riforma restano alcuni categorie di gente che sta per andare in pensione come le donne che, con 35 o più anni di contributi e 57 anni di età (se dipendenti) oppure 58 anni se autonome, scelgano la liquidazione del trattamento con il sistema contributivo, riducendo quindi in parte l’assegno. E ancora i lavoratori autorizzati prima del 4 dicembre alla prosecuzione volontaria del pagamento dei contributi, mentre i lavoratori che maturino entro la fine di quest’anno quota 96 (60 anni e 36 di contributi oppure 61 e 35) andranno in pensione a 64 anni e le donne che maturano entro il 31 dicembre di quest’anno i 60 anni di età e la contribuzione minima di 20 anni potranno andare in pensione a 64 anni.

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