Riduzione di stipendio per avere più liquidi a disposizione. Sembra essere sempre di più questa la linea scelte dalle famiglie italiane per avere maggiori soldi freschi a disposizione in modo da poter onorare i debiti.
Non una scelta di cuore, ma di testa quella che fotografa il noto sito del settore www.prestiti.it che testimonia come la cessione del ‘quinto’ dello stipendio o della pensione rappresenti una buona fetta del totale.
Parliamo almeno del 16,4% complessivo delle richieste di finanziamenti avanzate negli ultimi mesi dagli italiani. Infatti sulle oltre 20mila domande pervenute da gennaio a marzo scorsi, è una percentuale alta quella di chi è pronto a sacrificare la paga per non rischiare di andare sotto: una scelta, quella della cessione di un quinto dello stipendio, voluta soprattutto uomini che rappresentano il 74% del totale contro il 26% delle donne, mentre l’età media si aggira attorno ai 44 anni.
Tra le cause principali che portano a questa scelta ci sono le condizioni sempre più difficili che pongono gli istituti bancari per erogare un finanziamento o un prestito, soprattutto quando si tratti di lavoratori senza contratti a tempo indeterminato. E nel calderone sono finiti anche i pensionati, che rappresentano il 15% totale di coloro disposti a cedere il quinto. Più in generale invece il 49%
del totale è rappresentato da dipendenti privati, a fronte di un 32% che include dipendenti pubblici o statali. E l’importo medio richiesto è di circa 20.000 euro, che verranno restituiti in 72 mesi o poco più.
Quanto alla suddivisione regionale, a tirare le fila sono Calabria e la Puglia, entrambe con una media di 22.500 euro. A seguire la Sicilia, con 21.500 euro, e la Campania, con 21.000 euro, mentre al contrario le richieste più basse arrivano dal Trentino-Alto Adige con soli 16.500 euro. E la Calabria vanta anche l’età più alta dei richiedenti, con una media pari a 47 anni.
Tutti dati che dimostrano come in questo momento sia più urgente la propensione a coprire le spese di quella al risparmio, anche in virtù di condizioni per i mutui che sono tutt’altro che favorevoli e probabilmente non cresceranno se non l’anno prossimo.