Lo ha ribadito non più tardi di ieri mattina anche il presidente dell’Inps, Mastrapasqua: la riforma delle pensioni è corretta e coraggiosa, ma come in tutti i processi di transizione serve un sistema che sia in grado di non abbandonare quelli che si trovano a metà del guado e che dovranno essere assistiti e garantiti nel loro diritti.
Il riferimento, chiarissimo, è per i cosiddetti ‘esodati’ per i quali entro questo fine settimana dovrebbe arrivare un decreto legge espressamente studiato dal ministro Fornero, in grado di garantire la copertura delle loro richieste di pensione. La cifra però rimane fissa ai 65mila stimati dal governo, anche se i sindacati continuano ad insistere che in realtà gli interessati possano essere molto di più.
Intanto cominciano a circolare le prime stime ufficiali: quelli che potranno effettivamente andare in pensione in base alle vecchie regole sono quasi 26mila, mentre 17.700 sono gli interessati ai fondi di solidarietà, 3.450 quelli che beneficeranno della mobilità lunga e 10.250 coloro che vengono inquadrati come prosecutori volontari. Inoltre i lavoratori esonerati dal servizio ad andare in pensione sfruttando le vecchie norme sono 950, mentre 150 sono i genitori in congedo perché devono assistere figli disabili. Infine in base agli accordi di incentivo all’esodo saranno protette altre 6.890 persone.
Nel decreto saranno coperti sia coloro che avevano la titolarità dell’assegno al 4 dicembre 2011 sia quelli che in tale data avevano ottenuto il diritto all’ingresso nei fondi, ma per questi ultimi l’assegno sarà a carico dei fondi di solidarietà di settore, sino all’età di 62 anni. Invece per i lavoratori in mobilità non basterà al momento aver firmato un accordo entro il 4 dicembre scorso, ma dovranno anche essere già fuori dall’azienda. Potranno andare in pensione con le vecchie regole tutti quei lavoratori che entro il 4 dicembre 2011 erano già in mobilità e che abbiano raggiunto i requisiti entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, ossia 36 mesi per i lavoratori ultracinquantenni e 48 per gli over 50 delle regioni meridionali.
I lavoratori che entro il 31 dicembre abbiano fatto accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo (stipulati dalle organizzazioni più rappresentative) che abbiano lasciato il lavoro entro la fine del 2011 dovranno maturare il diritto alla decorrenza della pensione, secondo le vecchie norme, entro il 6 dicembre 2013 per godere della vecchia disciplina pensionistica. In più dalla data di risoluzione del rapporto di lavoro il soggetto non dovrà essersi rioccupato.