Notizie del genere sono ormai pane quotidiano, il governo Monti non ha mai smesso di chiedere sacrifici agli italiani quindi non c’è da sorprendersi dei prossimi tagli sulle tredicesime. Lo Stato preleva i soldi direttamente dalla mensilità numero tredici, quella che ogni dicembre per molti dipendenti italiani è una vera e propria ancora di salvataggio. La Cgia di Mestre ha fatto i calcoli e i risultati, confrontati con il 2011, non sono confortanti.
Le decurtazioni vanno dai 21 euro sottratti dalla tredicesima di un operaio specializzato che registra un reddito lordo annuo di poco superiore ai 20.600 euro, ai 24 euro sottratti all’impiegato con un imponibile Irpef annuo appena superiore ai 25.100 euro. Il picco può essere raggiunto da un capo ufficio che denuncia un reddito lordo annuo di 49.500 euro, che riceverà la tredicesima mensilità alleggerita di 46 euro. Il perché di questo ennesimo prelievo di soldi dalle tasche dei lavoratori italiani, lo spiega bene il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi “Purtroppo quest’anno l’inflazione è cresciuta più del doppio rispetto agli aumenti retributivi medi maturati con i rinnovi contrattuali. Se nei primi 9 mesi di quest’anno il costo della vita è cresciuto del 3,1%, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito solo dell’1,4%. Pertanto, nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito.”
A prima vista le decurtazioni non sembrano riguardare cifre così esorbitanti da scatenare un putiferio, d’altronde si parla di poche decine di euro. Tuttavia ogni famiglia sa bene che importanza possono avere 30 euro in più o in meno nel portafoglio, negarglieli a Natale può significare fare a meno dei regali sotto l’albero, con conseguenze che vanno a inglobare il settore commerciale.