Appena il tempo di mandare in archivio l’Imu ed ecco spuntare la Tares, anche se il suo pagamento inizialmente previsto per gennaio in realtà slitterà ad aprile con la prima rata. Ma in ogni caso la nuova tassa sui rifiuti sembra ormai essere una realtà, quindi è bene conoscerla in dettaglio.
Sarà in quattro rate complessive per le quali potrà essere utilizzato il modello F24 oppure il bollettino postale e soprattutto toccherà direttamente ai Comuni stabilire l’importo in base e criteri legati anche ai servizi prestati ai cittadini (come ad esempio l’illuminazione stradale) che valgono 30 centesimi per ogni metro quadrato dell’immobile, anche se le amministrazioni comunali potranno farlo crescere sino a 40 centesimi.
Per stabilire la tassa di gestione dei rifiuti verranno utilizzati i parametri attualmente in vigore, quindi all’atto pratico cambierà poco. Dovrà pagare la Tares chi possiede, occupa o detiene a qualsiasi titolo locali o aree scoperte che producano rifiuti urbani e poco importa se effettivamente questi rifiuti vengano prodotti realmente. Quanto alla superficie, il riferimento almeno per il primo anno sarà la superficie calpestabile e faranno testo i valori già indicati con le precedenti dichiarazioni per la tariffa rifiuti.
La Tares sostituirà Tarsu e Tia, ossia le due imposte sui rifiuti, aumentando i criteri per le entrate. Così in quei comuni che hanno istituito la Tia (ossia la Tariffa ambientale) gli aumenti saranno limitati, ma sono soltanto il 17% di quelli sul territorio italiano. E soprattutto con il fatto che i Comuni sono sempre alla ricerca di nuovi fondi alla luce dei tagli operati dal governo, come successo per l’Imu è facile attendersi che applicheranno il massimo dei tassi possibili. Facendo esempi pratici, nelle città del Nord che già applicano la Tia l’aumento dovrebbe essere pari al 20%, ma Confcommercio calcola che per i negozi possa arrivare a sfiorare il 300% con tutte le voci aggiuntive.