La direzione nazionale del Partito Democratico è stata la conferma dell’impasse politica in cui è andato a sbattere il segretario Pierluigi Bersani, che ha lanciato il suo programma di governo in otto punti, da proporre all’attenzione del Parlamento, ma senza la ricerca di alcun accordo con la destra di Silvio Berlusconi, ha spiegato. In sostanza, il PD continua a sperare in un appoggio dei senatori grillini, oltre che dei centristi di Monti.
Uno scenario per nulla ipotizzabile, in quanto il Movimento 5 Stelle ha sempre ribadito che non voterebbe la fiducia ad alcun governo. A meno che non escano dall’aula i suoi senatori, consentendo a Bersani di dare vita a un governo di minoranza, altro scenario molto improbabile, perché Beppe Grillo vorrebbe evitare a tutti i costi di passare per un politico in stile prima repubblica.
Ma ha fatto scalpore, ieri, la presenza del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, il quale avrebbe dovuto prendere la parola, successivamente al discorso del segretario, mentre subito dopo ha lasciato l’assise. Un segnale, che molti colgono in direzione di una opposizione evidente alla linea pro-grillina del PD, quando egli avrebbe preferito un governo di larghe intese, coinvolgendo anche il PDL di Berlusconi.
A questo punto, Napolitano potrebbe affidare a Bersani l’incarico esplorativo per verificare i numeri al Senato. Quasi certamente, però, il PD salirà al Colle qualche giorno dopo, rinunciando all’incarico, per l’assenza di una maggioranza. A quel punto, l’ipotesi più probabile, stando alle indiscrezioni delle ultime ore, sarebbe un esecutivo tecnico per riformare la legge elettorale e magari fare qualche altra riforma minima, per poi tornare al voto. Già in autunno si potrebbero riaprire i seggi o al più tardi tra un anno.
