Paolo Romani, uno dei collaboratori più stretti di Silvio Berlusconi in Fininvest prima e in Forza Italia e PDL dopo, è stato intervistato dal quotidiano online diretto da Lucia Annunziata, Huffington Post, dove ha svelato alcuni dettagli interessanti del patto siglato oltre un mese fa tra il Cavaliere e il rieletto presidente Giorgio Napolitano. Romani spiega che il governo Letta non può cadere per un colpo di testa di qualcuno, perché Napolitano ha accettato di essere riconfermato per un secondo mandato al Quirinale, solo dietro determinate garanzie e solo dopo avere vinto le forti resistenze all’interno del PD. Le larghe intese sono indispensabili per il capo dello stato e Berlusconi si è impegnato a non fare cadere il governo, a patto che il premier s’impegni ad attuare le misure chieste dal PDL in tema di fisco e di rapporto con l’Europa. In questo senso, la sospensione dell’IMU sulle prime case faceva parte dell’intesa preliminare alla formazione dell’esecutivo. Solo se non fossero soddisfatte le misure in tema di IMU, stop all’aumento dell’IVA e sulla riformulazione della Tares, Letta rischierebbe seriamente.
Ma è lo stesso Romani a spiegare che il vero rischio arriva da sinistra, che ha svolto una campagna elettorale in funzione anti-Cav e che adesso non riesce a fare digerire al proprio elettorato le larghe intese.
Certo, patto o meno tra Berlusconi e Napolitano, i guai giudiziari dell’ex premier rischiano comunque di influire sul percorso del governo. Tra richieste di ineleggibilità da parte di Grillo e avallate esplicitamente da una minoranza nel PD, condanne già sentenziate e altre probabilmente in arrivo, la tensione tra PDL e PD è solo destinata a salire. E con essa a scendere di quota le probabilità di sopravvivenza del governo Letta.