Brutto segnale per la politica italiana, nazionale e locale. Gli elettori si sono allontanati dalle urne più del previsto. Ieri e oggi, infatti, in Italia sono chiamati ad eleggere il sindaco e i consigli comunali ben 7 milioni di elettori di 563 comuni e della regione Valle d’Aosta. Ma sin dalla mattinata che non ci fossero file ai seggi lo si era intuito, ma alle ore 22 c’è stata la conferma del crollo della partecipazione e dell’astensionismo record. Alla fine della prima giornata di voto aveva fatto il proprio dovere solo il 44,66% degli aventi diritto, il 15,34% in meno della scorsa tornata. E a Roma è andata pure peggio: nella capitale ha votato ancora solo il 37,69%, registrando un tracollo di quasi 20 punti percentuali, rispetto al 2008.
Dall’apertura delle urne si vedrà se l’astensionismo galoppante abbia colpito più qualche partito e non altri o se si sia trattato di uno “sciopero” elettorale trasversale. Ma il segnale è inquietante. Se va bene, il sindaco della capitale italiana sarà eletto con una partecipazione del 45% circa degli aventi diritto, cioè sarà primo cittadino della prima città italiana con un consenso riscosso in appena un quarto effettivo degli elettori capitolini.
E anche in una città dove il voto è sempre stato visto come una cosa serissima, parliamo di Bologna, la partecipazione di ieri è stata infima. Qui non si doveva eleggere il sindaco o i consiglieri comunali, ad onor del vero, ma i bolognesi erano chiamati nella sola giornata di ieri ad esprimersi sul referendum consultivo sul finanziamento delle scuole private. E’ andato a votare solo il 28,71% e anche il risultato è stato clamoroso: il 59% ha bocciato i finanziamenti alle private, mentre solo il 41% ha seguito le indicazioni di quasi tutti i partiti principali, come PD, PDL, Scelta Civica, con l’ex premier Romano Prodi che aveva apertamente invitato a garantire il prosieguo dei fondi pubblici per le scuole paritarie.