La Corte dei Conti ha bocciato i sistemi progettati dal governo Monti per la lotta all’evasione fiscale, il giudizio è stato espresso nell’ultimo rapporto sulla finanza pubblica “la strategia adottata nel corso della legislatura passata è stata caratterizzata da andamenti ondivaghi e contraddittori.” Tanto il redditometro quanto lo spesometro rischiano di peggiorare la situazione.
“La lotta all’evasione continua a essere un elemento centrale e imprescindibile nell’azione di risanamento della finanza pubblica.” La Corte dei Conti si è espressa chiaramente prima di passare all’analisi dei difetti delle strategie impiegate, a iniziare dal famoso redditometro “il clamore mediatico suscitato dal nuovo meccanismo di ricostruzione sintetica dei redditi appare francamente sproporzionato alle limitate potenzialità dello strumento.” Ovvero il nuovo strumento, che sarebbe dovuto essere l’arma decisiva in mano allo Stato per vincere l’evasione fiscale, non ha nessuna reale potenzialità tanto da essere utile solamente come elemento di supporto per il calcolo Irpef.
Ma se il redditometro ha scarso valore, lo spesometro rischia invece di avere effetti nefasti per la stessa economia. Con questo nuovo strumento dovrebbero essere registrate tutte le operazioni verso i consumatori finali di importo pari o superiore ai 3.600 euro, una misura giudicata troppo restrittiva e soffocante, tanto da poter generare effetti collaterali di non poco conto. Secondo i magistrati lo spesometro porterebbe a conseguenze negative sui consumi e, paradossalmente, all’aumento degli acquisti di beni e servizi in nero.
A conti fatti le decisioni tanto pubblicizzate dello scorso governo sono state analizzate e bocciate, il compito ora a Enrico Letta e ai suoi ministri di prendere adeguati provvedimenti per contrastare, ma sopratutto prevenire, l’evasione fiscale.
