Il governo Letta potrebbe avere le settimane contate. E’ quanto emerge dal trambusto delle riunioni del PDL, dove ormai non si nega l’ipotesi di staccare la spina all’esecutivo delle larghe intese, dopo l’ennesima condanna giudiziaria ai danni dell’ex premier e considerata da molti esponenti politici, non solo del centro-destra, sproporzionata. Ma a rinvigorire i dubbi di Berlusconi sul sostegno al governo Letta c’è anche la sua inazione sull’economia. Il ragionamento è che le larghe intese sono nate per adottare quei provvedimenti di emergenza contro la crisi, ma a più di cinquanta giorni dal suo varo, l’esecutivo non ha prodotto un bel nulla e, anzi, su questioni cruciali come l’abrogazione dell’IMU sulla prima casa e lo stop all’aumento dell’IVA ha avuto un atteggiamento ondivago e ancora oggi non si conosce la posizione ufficiale di Palazzo Chigi.
Non tutti concordano sull’opportunità di mandare a casa il governo Letta sin da subito. Fa da pompiere Angelino Alfano, che si trova nella posizione delicata di fare il ministro dell’Interno e di ricoprire la carica di segretario del PDL, cose che in queste settimane stanno diventando quasi inconciliabili.
Ma il piano B del Cavaliere potrebbe chiamarsi Marina. La figlia dell’ex premier potrebbe scendere in campo al posto del padre, se a questi fosse impedito di fare politica, attraverso l’interdizione dai pubblici uffici. Un’ipotesi che starebbe bene a parte del PDL, dove si guarderebbe positivamente a un ritorno allo spirito del ’94, con un nuovo leader, ma che avrebbe il pregio di portare il cognome di quello attuale, riunendo in sé capacità di rinnovamento e legame con il passato.