Silvio Berlusconi ha avvertito Angelino Alfano e pur senza citarlo nella sua intervista all’“Huffington Post”, il leader del centro-destra ha compiuto un paragone tra l’ex alleato Gianfranco Fini e il suo attuale ex delfino, affermando che anche il primo ebbe due settimane di notorietà sui giornali e poi sappiamo com’è andata a finire. In sostanza, il Cavaliere è chiaro: o Alfano torna subito suoi passi o farà la fine di Fini. Tutto questo, mentre il ministro dell’Interno in TV lancia il suo contro-monito a Berlusconi: quand’anche il Senato voterà la decadenza, il PDL (Forza Italia) dovrà restare al governo per svolgere il suo ruolo propulsivo dentro il governo, altrimenti le frontiere sarebbero un colabrodo e su questioni come l’IMU passerebbe la linea di Saccomanni e non quella di chi, come il PDL, vorrebbe eliminare del tutto la tassazione sulla prima casa.
Immediate le reazioni dei “falchi”. Per il leader “lealista” Raffaele Fitto, Alfano fingerebbe di non comprendere che l’IMU è stata reintrodotta nei fatti con la legge di stabilità, mentre Daniela Santanchè sostiene che Alfano avrebbe esposto un buon programma per candidarsi alle primarie del PD.
E Osvaldo Napoli, altro uomo vicino a Berlusconi, sentenzia senza remore che l’unità nel partito ormai non esiste più, sarebbe solo una finzione e bisognerebbe prenderne atto. In effetti, l’attesa è ormai per il 16 di questo mese, quando il Consiglio Nazionale dovrà approvare la mozione del Cavaliere o quella di Alfano. I numeri della vigilia darebbero in nettissimo vantaggio Berlusconi, con il secondo a rappresentare appena un quarto dei delegati aventi diritto al voto. Ma più che fare da minoranza interna, gli uomini di Alfano sbatteranno la porta e costituiranno un nuovo partito.