La Confcommercio è sicura: un’ottimizzazione del sistema dell’apprendistato potrebbe portare grandi benefici al nostro Paese, divenendo cura della disoccupazione giovanile e facilitando l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro. Gli investimenti sul settore attualmente sono inadeguati, tanto che l’apprendistato stenta a diffondersi in Italia, dove il tasso di disoccupazione giovanile si attesta tra i più alti d’Europa.
Nonostante tutto, l’apprendistato italiano è in continua crescita, così come confermano i dati registrati tra il 2006 e il 2012: ogni anno passano dall’apprendistato a un contratto a tempo indeterminato tremila giovani. Oggi invece si conta che l’apprendistato pesa per il 7,9% di tutti i dipendenti del settore terziario. La Confcommercio non ha dubbi sull’apprendistato: non solo favorisce l’assunzione e l’annessione al mondo del lavoro dei giovani, ma garantisce allo stesso tempo la formazione di un personale di alta qualità. Il mancato successo dell’apprendistato è per certi versi paradossale, come evidenzia il rapporto della Confcommercio secondo il quale “la maggior parte delle imprese rientra dei costi già prima della fine del periodo di formazione e sono evidenti i benefici di produttività da chi viene confermato.”
Per molto tempo il contratto di apprendistato non solo è stato sottovalutato in Italia, ma quando è stato usato lo si è fatto con un fine del tutto immorale. Sono molte le testimonianze dei giovani che, dopo il periodo di prova, sono stati rimandati a casa senza troppi complimenti: il costo di un apprendista è assai minore rispetto a quello di un lavoratore a tempo pieno. Per questo motivo non solo è necessario investire sull’assunzione dei giovani, ma anche promuovere una loro assunzione a lungo termine.