Pierferdinando Casini, leader dell’UDC, sembra intenzionato a tornare nell’alleanza di centro-destra, oggi guidata da Silvio Berlusconi. Dopo che la riforma della legge elettorale sta viaggiando apparentemente spedita alla Camera, Casini ha capito che non ci sarebbe più spazio per un centro autonomo dalle due coalizioni. D’altronde, anche quando alle scorse elezioni politiche di un anno fa, i centristi furono guidati dal premier uscente Mario Monti, il risultato fu magro, tanto che lo stesso Casini arrivò in Parlamento per un soffio, ripescato come miglior perdente della coalizione centrista.
La nuova legge elettorale, se passerà, prevede uno sbarramento molto alto per i partiti non coalizzati, pari al 7%, nonché uno ancora più irraggiungibile per una ipotetica coalizione al centro, il 18%.
Per questo, Casini è costretto a tornare da Berlusconi, anche se ammette che si pone un problema con il leader del centro-destra, perché le motivazioni che nel 2008 hanno portato alla rottura tra i due non possono essere archiviate con una battuta, afferma.
Ma un incontro con Raffaele Fitto, falco berlusconiano, ci sarebbe stato già. Così come Casini avrebbe incontrato negli ultimi tempi a più riprese Angelino Alfano, nel tentativo di creare un soggetto ispirato al Partito Popolare Europeo, magari da collocare all’interno dell’alleanza di centro-destra, con un profilo autonomo e con un peso contrattuale verso Berlusconi e i suoi.
Di certo, la liaison politica con il Prof. Monti è conclusa. I due non si parlano più e a questo punto, l’UDC potrebbe davvero portare in dote la percentuale residua di voti alla coalizione di Berlusconi, magari consentendole di raggiungere quel sospirato 37% dei consensi, che alle elezioni politiche prossime potrebbero consentirle di ottenere il premio di maggioranza.