L’edilizia è storicamente uno dei motori dell’economia italiana e, come tutti i settori della produzione, negli ultimi anni sta conoscendo una profondissima crisi. Ma mentre per altre realtà ancora si spera in una repentina ripresa, i lavoratori dell’edilizia sono pessimisti sul proprio futuro: vincoli ambientali e paesaggisti impediscono l’apertura di nuovi cantieri. A dire il vero questo non è un aspetto negativo, l’espansione indiscriminata di paesi e città, la cementificazione dell’Italia, ha portato solo disastri al nostro territorio. Inoltre l’edilizia può trovare nuova linfa vitale nella riqualificazione e ristrutturazione degli edifici già esistenti.
Proprio in questa direzione vanno le nuove direttive statali; basti pensare che soltanto nel 2013 sono stati devoluti ben 19 miliardi di euro per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica: il 42% degli investimenti pubblici sul residenziale. Questo ancora non è sufficiente per risollevare le sorti economiche del Paese, ma bisogna comunque ammettere che, in tempi difficili, il fenomeno rappresenta uno dei pochi aspetti positivi del mercato. Siamo davanti a una vera e propria ridefinizione dell’edilizia: se gli investimenti nel settore sono crollati del 58,7%, il recupero delle strutture già esistenti ha conosciuto un incremento dell’11%.
Alla luce delle tragedie di natura idro-geologica in cui l’Italia si è per l’ennesima volta scontrata negli ultimi mesi, la necessità di riconsiderare il mercato dell’edilizia non è solo economica, ma anche vitale per la quotidiana sopravvivenza.