L’industria dell’alluminio è sempre stata un vanto della produzione italiana, che non solo è andata a soddisfare la richiesta interna ma ha anche alimentato un fiorente mercato dell’esportazione. Soltanto nel 2007 nella Penisola si era raggiunto il massimo storico del consumo dell’alluminio grezzo, con numeri che raggiunsero i 2milioni e 100mila tonnellate. Dopo gli anni di crisi il mercato si è drasticamente ridimensionato e ora le aziende consorziate italiane sono costrette a rimboccarsi le maniche. Una via di fuga dalla crisi, e strada giusta da seguire per un rilancio del settore, pare essere il riciclo dell’alluminio: attività già avviata nel nostro Paese e che, come dimostra lo studio della Banca Monte Paschi di Siena, può contare su un successo assicurato nel tempo.
L’industria del riciclo italiana ha conosciuto una crescita esponenziale, finendo per trasformarsi in una vera e propria ancora di salvezza per il Paese. Sul versante del riciclo l’attività italiana è terza nel mondo, e viene subito dopo gli Stati Uniti e il Giappone. Il recupero dell’alluminio in particolare va a coinvolgere duecento aziende che permettono di lavorare a 35mila addetti. Il milione di tonnellate che ogni anno vengono prodotte dall’industria virtuosa di alluminio rappresentano il vanto della Green Economy italiana.
Per capire l’importanza del riciclo e del suo sicuro successo negli anni a venire, basti pensare che nel 2010 grazie all’industria verde dell’alluminio sono state risparmiate 160mila tonnellate di petrolio che invece sarebbero state necessarie per la realizzazione ex novo del prodotto. L’Italia ha definitivamente trovato la strada giusta per tirare su la testa, non gli resta che continuare a investire sul settore.