Passi in avanti ma soprattutto ostacoli attorno al progetto per produrre biocarburanti sui terreni contaminati da Chernobyl. Ricordate? E’ la carta estrema giocata dalla Bielorussia per ripulire la sua terra.
Ora quei terreni vengono adibiti a colture alimentari. La gente mangia cibo contaminato. La gente tuttora muore per l’eredità di Chernobyl.
Ebbene, ora che l’idea dei biocarburanti inizia a concretizzarsi l’Iea (International Atomic Energy Agency delle Nazioni Unite) si oppone. Dice che c’è il problema dei residui radioattivi di lavorazione. Meglio che la gente mangi cibo contaminato, allora?
Quelli di Chernobyl sono gli unici biocarburanti da colture alimentari che mi sentirei di approvare. Per il resto, i biocarburanti sottraggono il cibo agli uomini per metterlo nei serbatoi delle auto: un abominio.
Però qui si tratta di cibo avvelenato. Il grosso del fall out radioattivo proveniente dalla centrale nucleare di Chernobyl ha colpito la Bielorussia. Il processo di decadimento dei radionuclidi richiederà centinaia di anni.
I vegetali li assorbono dal suolo. E poi li assorbono i corpi delle persone che con quei vegetali si sfamano. La Bielorussia non è esattamente ricca. Grazie se mangiano, altro che importare cibo dall’estero.
Donde la decisione del Governo di riservare alla produzione di biocarburanti i terreni contaminati. Man mano la vegetazione assorbirà i radionuclidi dal terreno, essi non verranno più immessi nella catena alimentare nè nel suolo, e nel giro di qualche decina di anni i campi della Bielorussia torneranno puliti.
Il passo in avanti di questi giorni è rappresentato dall’arrivo a Minsk, la capitale, dei tecnici di una società irlandese, Greenfield Project Management, per dare attuazione pratica all’idea.
Il biocarburante viene distillato, non avrà traccia di contaminazione radioattiva, dice Greenfield Project Management.
Ma ecco che spunta fuori l’agenzia atomica Iea, e si oppone fermamente. I residui di lavorazione – la massa vegetale rimasta dopo la distillazione – quella sì è radioattiva; nè la Bielorussia nè l’Irlanda sono in grado di gestire in modo adeguato le scorie.
Sarà anche, non lo discuto. Ma i campi attorno a Chernobyl sono avvelenati e la gente, per non morire di fame, muore mangiando cibo cresciuto su quella terra. Mi sembra un dramma ancora peggiore.
Chi mi legge saprà ben che non sono tenera nè con i biocarburanti nè con le scorie radioattive. Però alla gente della Bielorussia dobbiamo pur offrire una soluzione.
Su New Scientist biocarburanti dai terreni contaminato attorno a Chernobyl. L’agenzia atomica Iea si oppone
Fonte: Blogeko.libero.it