A partire dal prossimo anno arrivano grossi cambiamenti per le donne che devono andare in pensione. Il Governo, infatti, anche in scia alle pressioni in sede europea, in virtù del fatto che nel nostro Paese l’età pensionabile delle donne non è equiparata a quella degli uomini, ha messo a punto un emendamento al decreto anticrisi che innalzerà gradualmente l’età pensionabile delle donne nel settore pubblico.
In particolare, dal prossimo anno le lavoratrici con un contratto di lavoro nel pubblico impiego potranno andare in pensione a 61 anni, e non più a 60 anni; negli anni successivi, come accennato, l’età pensionabile sarà via via innalzata di un anno per ogni biennio, con la conseguenza che a regime, nell’anno 2018, le donne andranno in pensione a 65 anni, ovverosia con un’età uguale a quella dei colleghi uomini.
Inoltre, a partire dall’anno 2015, facendo leva sui dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, sarà monitorata e calcolata l’aspettativa di vita media degli italiani, con la conseguenza che, in presenza di un’aspettativa di vita più lunga, il giorno in cui il lavoratore potrà andare in pensione, attraverso una vera e propria “finestra mobile”, sarà spostato di qualche mese. Dal 2015, tra l’altro, l’innalzamento dell’età pensionabile riguarderà tutte le donne lavoratrici, sia nel settore pubblico, sia in quello privato.
La decisione del Governo di riformare il sistema pensionistico con un emendamento al Decreto anticrisi non ha convinto le opposizioni, giudicando tale scelta inammissibile; ma anche nella maggioranza c’è qualche discordanza sul tema, visto che è preferibile che un argomento così importante, visto che ha delle caratteristiche strutturali, andrebbe discusso ed approfondito a dovere in Parlamento.
Fonte: Vostrisoldi.it