Una selezione naturale che dovrebbe consentire solo alle migliori di sopravvivere. La riforma Gelmini parla chiaro: più meritocrazia per tutti!
Stando alle nuove regole sarebbero previsti tagli per ben 27 atenei «sotto gli standard», che consentiranno maggiori stanziamenti per i centri di eccellenza.
Il criterio qualitativo nella distribuzione dei fondi fa il suo ingresso in ateneo insomma.
I virtuosi
Nulla temono le Università di Trento, i Politecnici di Milano e di Torino, che occupano al momento il podio dei migliori d’Italia. Per la prima volta in Italia, infatti, il ministero ha distribuito una parte dei fondi destinati alle Università sulla base di nuovi criteri di valutazione della qualità. Il 7% del Fondo di finanziamento ordinario, cioè 525 milioni di euro, è stato assegnato in base alla qualità della ricerca e della didattica degli atenei. In particolare i due terzi di questo fondo sono stati assegnati in base alla qualità della ricerca, un terzo in base alla qualità della didattica. E la classifica, che ha fatto da base a questa divisione dei fondi, certamente farà discutere (leggi la graduatoria del ministero). Perchè se c’è chi ottiene più fondi, ci sono anche atenei che, di conseguenza ne riceveranno di meno. E nella prima graduatoria sono ben 27 le università che avranno un «taglio» di fondi perché secondo la valutazione «non hanno gli standard qualitativi previsti».
La valutazione dell’eccellenza
Come si valuta l’eccellenza di un ateneo? Sono diversi i fattori in gioco. Trento, per esempio, secondo il provvedimento ministeriale, pur essendo un piccolo ateneo, è riuscito meglio di ogni altro a intercettare, attraverso propri progetti, i finanziamenti europei. I politecnici di Milano e Torino, invece, hanno conseguito risultati importanti su didattica, ricerca, capacità di autofinanziarsi, buone valutazioni degli studenti, processi formativi positivi (numero di docenti adeguato in rapporto al numero degli studenti), presenza di molti progetti assegnati dal Programma Nazionale di Ricerca.
Il Meridione arranca
Le due Italie emergono chiaramente anche dalla classifica di promossi e bocciati. Sebbene infatti siano diversi gli atenei del Centro-Sud promossi (Roma “Tor Vergata”, l’Università di Chieti e Pescara, l’Università della Calabria, l’Università Politecnica delle Marche, l’Ateneo della Tuscia, il Politecnico di Bari e l’Università del Sannio di Benevento), è pur vero che tra i 27 bocciati che avranno meno fondi ci sono soltanto tre atenei del Nord (Brescia, Parma e Iuav Venezia). E ci sono anche atenei di rilievo, come per esempio La Sapienza di Roma. Ma quanto vale la «promozione» in termini di finanziamenti? In particolare Trento ottiene 6 milioni in più, il Politecnico di Milano 8, Bologna 5, Padova 4. A Foggia, penultima in classifica, invece viene tolto 1 milione di euro, mentre Macerata, ultima, avrà un «taglio» di 1 milione 130mila euro. Dal 29 luglio i dati e le valutazioni saranno pubblicate sul sito del Ministero. L’erogazione dei finanziamenti del 7% alle Università di Trieste, Firenze e Siena è stata sospesa in attesa della presentazione di un piano finanziario di risanamento dei bilanci che attualmente risultano in rosso.
Fonte: Soldiblog.it
“La Gelmini: Ora meritocrazia” (Il Giornale, 27 luglio 2009). Gelmini: Riaffermare il merito e promuovere il talento significa battersi contro i privilegi” (Adnkronos, 27 luglio 2009). Sono due delle tante dichiarazioni della Gelmini in favore della meritocrazia. Concetto sostanzialmente condivisibile: è giusto che chi merita di più faccia più strada. E lei? Qual è l’esempio che viene dal ministro? Liceo privato confessionale, il suo insegnante di latino e greco la ricorda studiosa ma poco brillante; non sempre arrivava alla sufficienza e si è diplomata con 50/60 (nei centesimi attuali avrebbe preso 83). Primo incarico politico nel 1998 al Comune di Desenzano: nominata presidente del consiglio, sfiduciata nel 2000. Laureata in giurisprudenza a Brescia, ha superato l’esame di stato a Reggio Calabria nel 2002 (a 29 anni). Nel 2002 diventa assessore della provincia di Brescia (delega al territorio, poi all’agricoltura). Eletta in Parlamento nel 2006, entra nella Commissione Giustizia. Dal 2008 è Ministro dell’Istruzione.
Domande:
1) Quali passi della sua carriera pre-ministeriale sono stati dedicati alla scuola e all’istruzione?
2) In quali momenti della sua carriera si è distinta in maniera tale da primeggiare?
3) Perché è diventata ministro?
4) Se la meritocrazia si applicasse nei suoi confronti, lei sarebbe Ministro dell’Istruzione?
5) Come può coerentemente predicare la meritocrazia quando lei l’ha ignorata in ogni fase della sua carriera?
A voi le risposte.