Il provvedimento salva-precari, che riguarda circa 16mila docenti e amministrativi, tecnici ed ausiliari della scuola che dal 1 settembre rimarranno senza lavoro, potrebbe essere adottato grazie a una convenzione Miur-Inps-Regioni. Il piano, bocciato dal ministero dell’Economia e quindi non incluso come sperava il ministro Gelmini del decreto anti-crisi approvato dal Senato, verrà esposto martedì dal ministro dell’Istruzione ai sindacati che tanto avevano spinto per la sua approvazione.
Il nodo su cui stanno lavorando i tecnici di viale Trastevere è quantificare i docenti e lavoratori Ata che quest’anno hanno svolto servizio attraverso una supplenza annuale e che nel prossimo rimarranno «al palo»: la loro quantificazione è fondamentale per chiedere la disponibilità economica all’Istituto nazionale della previdenza sociale.
L’Inps, comunque, avrebbe messo già da parte una somma più che sufficiente per coprire la metà dello stipendio ai precari storici rimasti disoccupati: la novità assoluta per il mondo della scuola è che questi 16mila lavoratori non percepirebbero l’indennità di disoccupazione (pari circa a metà dello stipendio) tra sei mesi, ma in corrispondenza di fine mese, come se si trattasse dell’erogazione di uno stipendio normale.
Un’altra parte dell’indennità verrebbe poi garantita dalla Regioni: cinque (Marche, Campania, Lombardia, Sardegna e Puglia) sarebbero già d’accordo nello stipulare con i lavoratori della scuola dei progetti formativi o a supporto dell’attività scolastica. Altre due Regioni (Sicilia e Veneto) hanno già dato disponibilità a parlarne.
«E tutte le altre Regioni – spiega ad Apcom Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola – non credo che potranno rifiutarsi dal partecipare a questo tipo di accordo. Anche perché – sottolinea il sindacalista – non si tratta di erogare contributi altissimi: per esempio nelle Marche saranno non più di 400 le persone a rimanere senza lavoro». Persone che però corrispondono a famiglie, le quali dopo anni di mantenimento economico continuativo basato sulla erogazione di supplenze annuali si ritroverebbero senza più risorse economiche: «Per questo motivo stiamo insistendo perché la questione – continua Di Menna – possa essere conclusa, anche perchè dai nostri calcoli non ci sono particolari costi aggiuntivi».
«Si tratta – conclude Di Menna – di un intervento di cui la scuola non ha mai beneficiato e che invece bisogna assolutamente portare a termine: se 800 persone vengono licenziate alla Fiat si convocano i sindacati per trovare soluzioni e meccanismi da adottare e non abbandonare 800 famiglie. È giunta l’ora che un meccanismo di questo genere venga adottato anche per i precari storici della scuola».
Fonte: Ilsole24ore.com