La musica rock? Da oggi oltre a far piacere alle orecchie, almeno dei suoi appassionati, farà anche bene all’ambiente. Perché secondo una ricerca della Queen Mary University e dell’Imperial College di Londra, le vibrazioni prodotte da questi suoni sono in grado di aumentare del 40% le prestazioni delle celle fotovoltaiche di ossido di zinco.
Infatti le alte frequenze prodotte da questo tipo di musica sono in grado di produrre vibrazioni specifiche che sono sfruttabili nel processo di produzione di impianti fotovoltaici a nanotubi. Grazie ad esse la capacità delle celle di convertire la luce del sole in energia elettrica green aumenta del 40%.
Una svolta interessante nella ricerca, ma soprattutto a basso costo, visto che potrebbe essere sufficiente investire poche decine di euro per acquistare alcuni cd di buona musica per aumentare in maniera esponenziale l’efficienza energetica del proprio impianto, anche se gli effetti concreti sono ancora tutti da dimostrare.
Novità interessanti arrivano anche nel campo dell’energia fotovoltaica perché alcuni studenti della George Washington University della Virginia stanno conducendo nuove sperimentazioni sull’utilizzo di pannelli solari calpestabili, installati all’interno del campus universitario. Grazie ai passi delle persone che ogni giorno ci passano sopra sarà possibile produrre l’energia verde necessaria per colmare il fabbisogno energetico dell’ateneo. Si tratta di 27 pannelli solari quadrati semitrasparenti integrati nel cemento che riescono a generare una potenza energetica totale pari a 400 watt.
Una ricerca che si inserisce in un più complessivo programma di riduzione dei consumi di energia nella George Washington University, destinati a produrre energia verde direttamente sul posto. Nello stesso progetto rientra l’installazione di una serie di pensiline ricoperte da pannelli solari che hanno contemporaneamente una duplice funzione, ossia ombreggiare gli spazi e generare energia verde.