L’innovazione nel campo dei pannelli fotovoltaici ha scritto una nuova pagina importante con una scoperta che arriva dall’Italia. Si tratta di un nuovo prototipo di impianto fotovoltaico che prevede l’utilizzo del PET, ossia la plastica di uso quotidiano utilizzata per la realizzazione di bicchieri, piatti e bottiglie.
Un materiale che potrebbe essere impiegato all’interno dei pannelli solari ottenendo così dei moduli più flessibili, duttili e soprattutto riciclabili. Oltre al notevole risparmio economico gli impianti fotovoltaici in PET risultano anche più adattabili rispetto a quelli in silicio, in quanto potrebbero essere installati sulle grandi superfici destinate alla coltivazione, sul vetro e addirittura sui tessuti.
Inoltre potenziando i pannelli con fili di argento o altri composti provenienti dal settore delle nanotecnologie, si potrebbe aumentare di non poco la loro conduttività, consentendo, con l’ausilio di particolari materiali isolanti, di sfruttare i raggi UV e le altre fonti non visibili all’uomo per la produzione di energia elettrica. Chi volesse approfondire il tema può leggere qui.
Intanto però c’è un problema urgente da risolvere ed è quello relativo alla riciclabilità dei pannelli solari che rischia di essere un danno per le aziende italiane operanti nel settore del fotovoltaico. Secondo una recente norma del governo emanata dopo l’inserimento, da parte dell’Unione Europea, dei pannelli solari nella categoria dei rifiuti elettronici le aziende produttrici di impianti fotovoltaici sono obbligate ad iscriversi a Consorzi di Riciclo per godere degli incentivi statali previsti da Quinto Conto Energia dimostrando di rispondere a determinati requisiti finalizzati garantire il corretto smaltimento dei moduli solari.
Ma l’ANIE- GIFI lamenta una scarsa chiarezza circa i requisiti, che, dallo scorso luglio ad oggi, non sono stati ancora definiti e dunque ufficializzati pubblicamente. Una situazione che potrebbe minacciare la credibilità del settore fotovoltaico dovrà essere risolta in fretta soprattutto in virtù dei 6 milioni di euro investiti dagli italiani per incentivare lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese. Per tutti i dettagli potete leggere qui.