Durante la giornata di ieri il gruppo Intesa Sanpaolo ha lanciato sul mercato un’obbligazione pari a 1,5 miliardi, una mossa questa, accolta ben volentieri dagli investitori internazionali. La risposta, come dicevamo, ha trovato terreno fertile tanto che il gruppo ha potuto contare su un accumulo di circa 2,7 miliardi.
Un risultato inaspettato soprattutto se si pensa che ci troviamo di fronte alla prima emissione (da quasi un anno) da parte di una banca italiana nei confronti di investitori istituzionali, senza contare che le richieste nettamente superiori all’importo offerto è da salutare certamente in modo positivo.
Secondo i dati raccolti, inoltre, pare che un numero cospicuo di investitori, non sia stato neppure italiano. Altro importante segnale positivo questo, perché potrebbe voler dire che i mercati iniziano ad avare maggiore fiducia nell’economia tricolore, lasciando così sperare in un eventuale nuovo traghettamento verso la fine della crisi economica. (Per avere maggiori informazioni sull’emissione obbligazionaria di Intesa Sanpaolo clicca qui).
La situazione economica dell’Italia resta però ancora abbastanza precaria, basti pensare alle due ultime esperienze riguardanti l’asta dei Bot (tenutesi lo scorso dicembre), dopo una prima impennata riscontrata nella prima giornata, in cui il Tesoro ha collocato 9 miliardi di BoT a sei mesi per una domanda di ben 15,2 miliardi e per un bid-to-cover di 1,7, contro il precedente 1,47 del 25 novembre, la situazione è tornata a precipitare nuovamente (Per avere maggiori informazioni sull’asta bond dello scorso dicembre clicca qui).
Cattive notizie anche sul piano dello spreed che sembra nell’ultimo mese è rimasto al di sopra dei 500 punti base (per avere maggiori informazioni sull’argomento in questione clicca qui.)