Di questi tempi sembrano raccapezzarsi poco gli economisti, figuriamoci i normali cittadini. Eppure al di là di quello che succede ogni giorno in Borsa, dobbiamo sapere che l’innalzamento dello Spread tra i titoli di stato italiano e quelli tedeschi influisce decisamente sui nostri conti e soprattutto su chi abbia un mutuo.
La Bce è intervenuta più volte negli ultimi giorni acquistando titoli italiani per frenare la speculazione farne salire il valore ma evidentemente non è bastato. Così le nostre banche stanno soffrendo molto questo differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi, che fa aumentare il costo della raccolta e di conseguenza le costringe a scaricare spese ulteriori sui clienti. Perché sostanzialmente gli istituti non riescono più a reperire denaro liquido o comunque non lo trovano a condizioni economiche vantaggiose, dovendo per questo rifarsi.
A rimetterci ovviamente sono i comuni cittadini e le imprese, per i quali soprattutto nell’ultimo trimestre è diventato molto più difficile e costoso accedere al credito a condizioni almeno normali, se non vantaggiose. E nelle prossime settimane la situazione potrebbe anche peggiorare, con il rischio concreto che le imprese arrivino a rinunciare al credito perché ritenuto troppo caro. Quindi significherebbe in primis tagliare su sviluppo e assunzioni, oppure se proprio lo si debba fare, rischiare concretamente d’indebitarsi.
Lo stesso problema si presenta a chi abbia sottoscritto dei mutui, nonostante il taglio dello 0,25% sul costo del denaro operato dalla Bce la settimana passata. Se infatti chi abbia già un mutuo in corso dovrebbe avere rate mensili leggermente inferiori, per chi invece debba ancora sottoscriverlo ma abbia già avviato le pratiche si annuncia dura. Gli ultimi dati diffusi dal sito mutuionline.it testimoniano come il margine trattenuto dagli istituti di credito sia più che raddoppiato in otto mesi, passando dall’1,24% di marzo al 2,57% di novembre. Stesso discorso vale per i mutui variabili, per i quali il margine aggiunto dalla banca al tasso Euribor è passato da 1,32% a 2,53%.
Sostanzialmente le banche sono costrette a comprare denaro a tassi più alti e quindi il costo maggiore viene caricato sul costo pagato dai clienti per ottenere dei prestiti. Una situazione che sembra non potersi risolvere presto.