Se sia una rivoluzione vera e soprattutto quanto peserà realmente nelle tasche dei risparmiatori lo sapremo nei prossimi mesi. Ma intanto la Commissione Europea ha stabilito ufficialmente che la Tobin Tax possa essere applicata in tutti i Paesi che hanno previsto di aderirvi.
Oltre all’Italia ci sono a che Francia, Germania, Belgio, Portogallo, Spagna, Estonia, Slovacchia, Slovenia, Austria e Grecia.
Entra quindi così in vigore l’imposta sulle transazioni finanziarie che secondo l’Ue dovrebbe servire a incrementare le entrate nelle casse degli Stati ma anche e far funzionare meglio il mercato delle azioni. Ma come funzionerà materialmente? Intanto non sarà una misura troppo penalizzante visto che dovrebbe portare ad un’aliquota dello 0,01 per cento sui derivati e dello 0,1 per cento su azioni e obbligazioni.
Vista così sembra tutto sommato una tassa corretta, ma restano dei dubbi. Perché come ha fatto rilevare Salvatore Brigantini sul ‘Corriere della Sera’ la tassa non sarebbe applicata, almeno con le attuali norme previste dal governo Monti, a tutte le operazioni che si aprono a chiudono in giornata, ossia quelle tipiche dei grandi investitori che solitamente adottano tempi brevissimi per le loro operazioni, esattamente come le banche.
Invece verrà di sicuro applicata ai piccoli risparmiatori, sia quelli che operano in proprio comprando e vendendo azioni, anche se dalla Tobin Tax sono esclusi i titoli di stato, sia gli investitori istituzionali che effettuano operazioni di questo tipo per i loro clienti, come nel caso dei fondi comuni e dei fondi pensione.
In ogni caso il ministro francese degli Affari europei, Bernard Cazeneuve ha stimato che possa trattarsi di un’operazione da almeno 10 miliardi di euro l’anno, quindi tutti soldi freschi da incamerare per gli stati che l’hanno varata. Resta da capire in concreto la sua utilità e le sue applicazioni, ma intanto è l’ennesima tassa di cui tenere conto.