Il crollo delle Borse mondiali che ogni giorno di più danno l’unica certezza di essere in crisi. Dall’altra la voglia degli investitori di dirottare i flussi di capitale su beni considerati sicuri. Ecco perché nelle ultime settimane è boom vero per l’oro ma anche per i titoli di stato tedeschi, svizzeri e americani, oltre che quelli di Paesi arabi ricchi.
L’oro giovedì ha polverizzato l’ennesimo record storico al mercato di New York: la consegna del metallo prezioso di dicembre è valutata 1.829,40 dollari l’oncia con una tendenza all’aumento costante. Ecco perché anche in Italia continuano a moltiplicarsi i punti di compravendita dell’oro e soprattutto sono tornati di moda i banchi del Monte di Pietà specialmente nei grandi capoluoghi.
Ma c’è una corsa sfrenata anche verso i titoli di stati considerati solidi e solvibili, con conseguenze economiche imprevedibili. La Svizzera ad esempio sta tentando di bloccare gli ingenti flussi verso il franco e i suoi titoli di stato, spingendo in negativo i rendimenti dei titoli a due anni e quasi a zero quelli sui depositi a breve. I rendimenti sui titoli di Stato biennali svizzeri, quotati alla Borsa di Londra, sono scesi giovedì su livelli negativi (-0,06%) per il secondo giorno di fila.
Significa all’atto pratico che alla loro scadenza gli investitori riceveranno meno di quanto hanno pagato in origine, rimettendoci così non solo i rendimenti ma anche parte del capitale. Anche i rendimenti dei titoli a dieci anni sono scesi di 19 punti base a quota 0,86%. La Banca centrale svizzera ha inoltre annunciato misure straordinarie per frenare la corsa del franco, salito del 12% nei primi sette mesi di quest’anno, immettendo liquidità sui mercati e fissando il tasso nominale a tre mesi più vicino possibile allo zero, in modo da scoraggiare i flussi di capitali verso la moneta e le attività nazionali.
Ma nelle ultime settimane gli investitori internazionali stanno esplorando strade relativamente nuove come i titoli di Stato dei Paesi del Golfo. Il rendimento medio sui bond in quella zona asiatica è calato al 4,67% questo mese a causa della forte domanda e i titoli di Stato più ricercati sono soprattutto quelli del Qatar e di Abu Dhabi. Secondo le principali società di ricerca i titoli rappresentano una garanzia per gli enormi attivi che questi Paesi hanno accumulato negli ultimi cinque anni sfruttando la lievitazione dei prezzi del petrolio. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale il Qatar quest’anno dovrebbe registrare una crescita del 20%, mentre gli Emirati Arabi Uniti, di cui Abu Dhabi è la capitale, dovrebbero salire del 3,3%.