MILANO – Botta e risposta. Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi è intervenuto sul tema dell’occupazione, lanciando l’allarme dal Forex di Milano: «Le ripercussioni sull’occupazione non si sono ancora pienamente manifestate; gli indicatori disponibili per i mesi più recenti prefigureranno un netto deterioramento. La caduta della domanda può colpire con particolare intensità le fasce deboli e meno protette, i lavoratori precari, i giovani, le famiglie a basso reddito».
LA REPLICA DI TREMONTI – Una tesi quella di Draghi che ha generato l’immediata reazione del ministro dell’Economia. «Il governo ha da tempo gestito nei termini che poteva e doveva questo fenomeno. Pochi giorni fa abbiamo siglato con le Regioni un importante accordo sugli ammortizzatori sociali. Noi siamo convinti di aver visto per tempo i fenomeni e di averli gestiti nel modo migliore» ha Giulio Tremonti, in conferenza stampa all’Aspen, ad una domanda relativa proprio all’allarme occupazione lanciato da Draghi.
BOND – Tanti però i temi affrontati da Draghi. Il primo è stato quello della solidità patrimoniale delle banche che vengono invitate ad usare i Tremonti-bond: «Se i fondi messi a disposizione dallo Stato sono di dimensione adeguata, se le condizioni che accompagnano gli interventi sono ragionevoli e concrete, tese a ottenere l’obiettivo, senza ingerenze amministrative nelle scelte imprenditoriali, non si esiti a utilizzarli».
RIFORME – La crisi può fornire al governo l’occasione per fare riforme strutturali, «che consentano al nostro paese di crescere di più e meglio in futuro» ha aggiunto il governatore della Banca d’Italia, presente a Milano al Forex. «I governi – ha detto Draghi – sono chiamati a una pronta, forte azione per sostenere l’economia. I margini per una politica anticiclica di bilancio vanno creati intervenendo con decisione sui meccanismi di fondo della spesa, assicurando in modo credibile la sostenibilità delle finanze pubbliche nel lungo e nel lunghissimo termine». Per il momento, ha sottolineato Draghi, la politica di bilancio attuata finora «con finalità anticicliche» vale circa mezzo punto percentuale di Pil.
SOSTENERE FASCE PIU’ DEBOLI – Per uscire dalla recessione occorre ristabilire la fiducia nelle prospettive di crescita, sostenere il consumo delle fasce più deboli, rafforzare l’economia. È a questo che devono mirare gli interventi pubblici, attraverso le politiche economiche, secondo il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. Gli interventi devono essere «globali, di ampia portata, il più possibile coordinati. L’azione – ha detto – deve essere incentrata sui tre pilastri delle politiche di bilancio, monetarie, per la stabilità del sistema finanziario. L’uscita dalla recessione sarà tanto più rapida quanto prima si ristabilirà la fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, nel ritorno a una crescita equilibrata, nella solidità del sistema finanziario». Secondo Draghi, «la scelta delle forme che assumono gli interventi pubblici a sostegno della domanda non è meno importante della loro dimensione. Essi devono sostenere il consumo della fasce più deboli e rafforzare, nella componente d’investimento, la capacità di crescita dell’economia». Per quanto riguarda le imprese, Draghi nota come i crediti commerciali vantati nei confronti delle Amministrazioni pubbliche, connessi con dilazioni e ritardi nel pagamento di beni e servizi, sono «elevati» e valgono il 2,5% del Pil: «un’accelerazione dei pagamenti darebbe sostegno alle imprese senza appesantire strutturalmente i conti pubblici».
PROTEZIONISMO – «Il ricorso al protezionismo è una sirena potente durante la crisi. Nell’immediato può offrire qualche beneficio e alleviare vere situazioni di disagio sociale. Ma è certamente illusoria e distruttiva nel medio periodo,come senza dubbio lo fu negli anni trenta» ha aggiunto ancora il governatore di Bankitalia. Draghi ha sottolineato, riguardo alle politiche protezionistiche, che «una loro moltiplicazione potrebbe avere effetti deleteri, innescando un ciclo di ritorsioni commerciali».