E’ possibile distinguere i fondi comuni di investimento tra quelli a gestione attiva, ovvero quei fondi che si propongono di battere il benchmark scelto, e quelli che puntano alla semplice replica dell’indice di riferimento. Entrambi condividono importanti vantaggi per i sottoscrittori: accessibilità, diversificazione, equità di trattamento e, nella maggior parte dei casi, un buon grado di trasparenza.
Le differenze, invece, riguardano il processo di investimento e il livello delle commissioni. I fondi a gestione attiva, nel tentativo di battere il mercato, cercano di sfruttare le inefficienze del sistema di formazione dei prezzi e di anticipare i trend di lungo termine. La costruzione del portafoglio, dunque, dovrà tener conto di tali obiettivi. Allo stesso tempo, i costi sono in genere più alti rispetto a una semplice replica dell’indice (un esempio in tal senso deriva dal confronto tra le commissioni dei fondi tradizionali e quelle degli Exchange Traded Funds, o Etf; le prime sono in media più elevate).
I costi più elevati derivano dal fatto che nella gestione attiva il gestore va a modificare quella che è la composizione del fondo in funzione delle proprie valutazioni sull’andamento dell’economia, aumentando o diminuendo , quindi, l’esposizione verso determinati strumenti/mercati.
Il fondo a gestione passiva, invece, una volta costituito non può essere più modificato.
Giudizi differenti
Esiste un grande dibattito sui meriti e i demeriti di ciascuna alternativa di investimento. Negli ultimi anni, in realtà, abbiamo assistito a una vera e propria polarizzazione dei giudizi degli investitori. In particolare, i gestori “attivi” sono stati spesso descritti come un male da debellare, in quanto sistematicamente incapaci di battere il mercato al netto dei costi; per lo stesso motivo, qualunque fondo a gestione passiva (ovviamente, in questa categoria è compresa la grande maggioranza degli Etf) è stato ritenuto una scelta ottimale al confronto. Se alcuni argomenti possono essere condivisibili, come il vantaggio di investire a costi più bassi, non si può cadere nell’estremo opposto, ovvero affermare che una replica passiva è sempre la migliore scelta. Come spesso accade, infatti, la verità si trova nel mezzo.
Scelte più consapevoli
Vi sono buoni strumenti di investimento a gestione attiva, insieme a scarse alternative a gestione passiva, e viceversa. Non è opportuno, dunque, seguire un approccio dogmatico, in quanto questo potrebbe favorire risultati sub-ottimali. Ad esempio, tra gli Etf offerti sul mercato, ve ne sono alcuni che puntano soltanto a nicchie del mercato e che, se utilizzati in modo non corretto, vanificano i benefici della diversificazione. Allo stesso tempo, alcuni fondi a gestione attiva, che prevedono commissioni elevate, insieme a uno scarso potenziale di aggiungere “alfa” (la differenza tra il rendimento del fondo e quella dell’indice), non sembrano rappresentare delle soluzioni di investimento efficienti. Dunque, la mera distinzione tra strumenti attivi e passivi non è sufficiente a formare delle scelte consapevoli di allocazione dei propri risparmi. Il compito dell’investitore è, se necessario, con l’aiuto di un promotore o di un consulente finanziario indipendente, scegliere la strategia più adatta alle proprie esigenze sulla base del più ampio numero di informazioni quantitative e qualitative disponibili, evitando preclusioni a priori basate su falsi assunti.
fonte dati morningstar.it