In tempi di crisi, come investono le famiglie italiane? Ha provato a rispondere al quesito lo studio di Prometeia e Gfk Eurisko presentato in questi giorni in occasione del ‘Salone del Risparmio 2012’. E dentro l’Osservatorio risparmi delle famiglie 2012 c’è una fotografia precisa di un Paese che tende ad investire sempre meno cercando comunque prodotti sicuri.
Quindi in primis si conferma il successo dei conti deposito, che possono comunque garantire una certa liquidità. Così come interessante è la crescita dei titoli di Stato, come ha dimostrato anche il recente successo dell’asta del Btp Italia, mentre per i fondi comuni, la ripresa non è prevista prima del 2013. E per i fondi pensione la ricerca prevede una crescita intorno all’1,4% al 2014, anche in base alla riforma delle pensioni.
Il problema di fondo è rappresentato dalla contrazione degli investimenti, confermato anche dalla Banca d’Italia secondo la quale il tasso di risparmio è diminuito nel 2011 di 0,7 punti, portandosi al 12%.Quindi gli investitori preferiscono puntare su spese certe, di breve durata nel tempo e fruttuose anche se non dai larghi rendimenti. Come i Buoni Postali e i beni ‘rifugio’ (come possono essere il mattone o ancora le opere d’arte), unici prodotti di che registrano una crescita di diffusione presso le famiglie investitrici ma anche una crescita di fiducia rispetto al 2011.
Molte famiglie si affidano sempre più ai conti di deposito, visto che ormai la tassazione sulle rendite finanziarie e gli stessi depositi é cambiata mentre il risparmio gestito, penalizzato anche da un aumento dell’imposizione fiscale, nell’ultimo anno ha fatto registrare un calo complessivo di cifre investite.
Inoltre gli acquirenti di prodotti finanziari italiani si sono sentiti traditi dal settore del risparmio gestito, tanto da aver cambiato radicalmente giudizio dopo le magre entrate degli ultimi mesi. Le aspettative di guadagno erano nettamente diverse rispetto a quelle che poi sono realmente derivate. Oggi il rapporto tra rischi e i rendimenti finali non compensa quelli che possono essere gli investimenti e quindi il pubblico si rivolge altrove.