Tra spread, bund e Btp gli italiani non si raccapezzano più. Ma la parola d’ordine che arriva, sia dalle banche che dai gestori di risparmi, è una sola ‘don’t panic’. Perché in questo momento di crisi internazionale chi si muove male o con troppa fretta può andare incontro ad un bagno economico di sangue dal quale è difficile riperdersi.
Ecco allora alcuni consigli che arrivano dagli esperti in materia per come muoversi nelle prossime settimane. Il primo è di fare investimenti a tempi brevi e tenere da parte una scorta di soldi liquidi.
Quindi meglio mantenere in piedi il proprio conto corrente o nei conti deposito. Le banche in questo momento sono a corto di risorse liquide, quindi molte di loro sono a caccia di soldi freschi e per questo sono disposte ad offrire rendimenti anche pari al 4,5%.
E in prospettiva, con la riduzione della tassazione che da gennaio calerà dal 27 al 20 per cento, gli interessi potrebbero mantenersi almeno sui livelli del 3,5%. Resta soltanto da capire se nella versione definitiva della Legge di stabilità non verranno inserite (possibilità che per ora è stata comunque smentita) misure fiscali più restrittive, come l’ipotesi che ancora circola di un prelievo una tantum sui depositi.
Lo stesso valore di rendimento è assicurato al momento anche dai Bot annuali. In questo caso si tratta di scommettere direttamente sull’Italia e sulla sua stabilità presente e futura. Gli esperti lo consigliano, perché comunque è meglio investire in questi titoli che arrischiarsi ad andare in Borsa, con gli sbalzi clamorosi e devastanti che sta facendo registrare nelle ultime settimane.
Tra i bond, oltre ai già noti tedeschi, sono molto redditizi quelli svizzeri, visto che lì comunque comanda il franco e non l’euro, oppure quelli a lunga scadenza come i finlandesi o gli olandesi.
Allo stesso tempo sembra conveniente dismettere i titoli a più lunga scadenza, specie quelli decennali o quindicennali (anche se in questo caso si andrebbe a marcare una perdita) per reinvestire parte del capitale in emissioni a più breve termine (al massimo tre anni). Un’operazione che ha il vantaggio di non monetizzare le perdite e di accorciare la durata media di chi abbia un portafoglio in titoli di stato. Ma ovviamente nessuno dà la certezza che in futuro i titoli con durata medio-breve possano subire un calo delle quotazioni più accentuato rispetto alle obbligazioni decennali.