Il dollaro scende mentre l’oro sale. La discesa della valuta Usa (ieri a 1,45 dollari per euro, il minimo dell’anno) ha spinto il lingotto sopra quota 1.000 dollari (la prima volta in sei mesi). E si intensificano le speculazioni degli analisti. Anche se la moneta a stelle e strisce va spesso in direzione opposta a quella del metallo prezioso.
Secondo alcuni, gli investitori sarebbero convinti che la recessione globale è ormai alle spalle mentre ora a preoccuparli è l’inflazione. Altri, meno convinti del recupero dell’economia, avrebbero acquistato a piene mani contratti futures legati al metallo giallo (ma anche lingotti e monete) perché in momenti di crisi, l’oro è il bene rifugio per eccellenza. E c’è chi collega la caduta del dollaro al G20 appena terminato a Londra dove i leader della terra si sono impegnati a mantenere bassi i tassi e a continuare a sostenere l’economia.
Mossa che avrebbe contribuito a spostare l’attenzione degli hedge dal dollaro ad altri titoli (denominati in valuta Usa) come per esempio oro e petrolio. Ieri a New York anche il greggio ha chiuso in rialzo. L’oro nero ha guadagnato il 4,6% a quota 71,17 dollari al barile (alla vigilia della riunione dell’Opec). Non solo futures. C’è chi collega il balzo in avanti dell’oro all’incremento della domanda reale. E per avvallare questa tesi va addirittura a pescare nei riti della tradizione hindu. Nel continente indiano il 17 ottobre ha inizio il Diwali, il festival delle luci, una delle più importanti ricorrenze religiose durante la quale la domanda di gioielli ha picchi inaspettati. Oppure si spinge fino alla Terra di Mezzo, il secondo consumatore di oro al mondo, dove da settembre cominciano a fervere i preparativi per il Capodanno cinese. E la richiesta del metallo giallo va alle stelle. Ma con il lingotto in crescita costante da sei mesi (non superava i 1.000 dollari dal 20 febbraio scorso) chi sono i Paperon de’ Paperoni che continuano ad accumulare fortuna? I finanzieri capaci di guardare lontano come John Paulson.
Uno «speculatore» che ha saputo prevedere già a metà del 2006 che quella immobiliare era una bolla che sarebbe scoppiata in fretta e che ha guadagnato scommettendo sul declino dei mutui subprime per poi investire in oro, con l’idea anche di agganciare uno dei suoi 12 fondi all’andamento del lingotto. Fino ad acquisire una quota dell’11,3% di AngloGold Ashanti e diventare il secondo più grosso azionista della miniera d’oro sudafricana. E a fare un balzo avanti ieri sono state anche i titoli di miniere d’oro come Randgold Resources che ha guadagnato il 3,3%, mentre Kazakhmys, Rio Tinto, Vedanta e Lonmin sono salite dal 2,5 al 6,4%. Più pessimiste invece le aziende orafe nostrane, in difficoltà perché i clienti non ritirano gli ordini commissionati un anno fa. «Più l’oro sale, più il mercato si blocca – dice Roberto Napoli, titolare della società vicentina Poseidonia -. Il prezzo dell’oro è gonfiato e a rimetterci è l’economia reale». In vista di VicenzaOro a fine settimana.
Fonte: Corriere.it