“Istituzioni, Governo e Ministero dello sviluppo economico in testa – si legge in una nota congiunta – hanno il compito ed il dovere di impedire che le compagnie petrolifere proseguano nell’aperta violazione delle leggi che impongono loro di rinnovare gli accordi economici e normativi che regolano i rapporti con i gestori, in alcuni casi scaduti da due anni e già largamente erosi dall’incremento dei costi di gestione e dalla flessione delle vendite o sacrificati sull’altare della guerra dei prezzi”.
Le tre Federazioni di rappresentanza dei gestori di impianti di carburante (Faib, Fegica e Figisc) hanno confermato lo sciopero in programma per i giorni 8 e 9 luglio prossimi.
“L’industria petrolifera – prosegue la nota – sta scaricando sulla rete e soprattutto sulla categoria (che è la vera spina dorsale della distribuzione) tutte le contraddizioni e le diseconomie del sistema, facendo concorrenza, sui propri stessi impianti ai propri stessi gestori discriminando tra gestore e gestore sulla propria rete, e soprattutto favorendo, con politiche di prezzo drasticamente penalizzanti per migliaia di piccole imprese, le pompe bianche piuttosto che gli ipermercati, in aperta violazione delle vigenti regole della concorrenza e del mercato. Una scelta di abbandono e svalorizzazione degli investimenti fatti sulla rete, che riguarderebbe solo l’industria petrolifera se non fosse che in questo processo le uniche vittime sacrificali sono in primo luogo i Gestori”.
“Non solo – si legge ancora – gli impegni assunti dal Governo oltre un anno fa per mettere mano alle regole del settore ed alle misure strutturali richieste dalla categoria sono rimasti finora lettera morta, ma, nel frattempo, sono venute meno alcune tutele e sono stati imposti nuovi oneri alle gestioni, dalla scomparsa del bonus fiscale, indispensabile per non mandare a picco i già compromessi equilibri dei gestori, all’imposizione di cervellotiche ed inutili duplicazioni sulla pubblicità dei prezzi, obbligo già pienamente assolto da quindici anni dalla totalità degli impianti”.
Intanto, dal primo luglio scorso, con la sospensione degli accordi sul “tetto massimo”, i prezzi dei carburanti in autostrada sono pienamente liberi. Quasi il 93% (con punte del 100% in alcune tratte del Sud) delle aree di servizio affidate alla conduzione dei gestori sta aderendo all’iniziativa sindacale, fissando autonomamente i prezzi alla pompa a causa del rifiuto delle compagnie petrolifere di adeguare i margini. “Quelle stesse compagnie che, nel medesimo tempo – dicono Faib, Fegica e Figisc – garantiscono senza battere ciglio ai concessionari autostradali royalties che arrivano a sfiorare 20 centesimi per litro di carburante venduto, di gran lunga superiore all’intero margine lordo e con un aggravio sul prezzo dei carburanti venduti anche sulla rete stradale”.
Le oganizzazioni di categoria, con senso di responsabilità, hanno inteso non gravare di ulteriori disagi le popolazioni terremotate della provincia dell’Aquila.
Fonte: Confcommercio.it