Boom dei lavoratori in nero: il primato alla Calabria

Sono definiti un esercito “grande e molto combattente” e rappresentano una concorrenza sleale a quelle imprese che invece svolgono la propria attività sottostando alla legge. Sono oltre 640 mila i lavoratori irregolari in Italia, in base ai dati diffusi da uno studio di Confartigianato.

Sono lavoratori che non hanno né un contratto né una partita Iva, che sono come invisibili per l’economia italiana.

Messi assieme, questi lavoratori rappresentano circa il 17% del prodotto interno lordo, ovvero 250 miliardi di euro e aumentano in modo considerevole sull’onda della crisi, sfruttando le casse integrazioni che si allungano, i disoccupati che crescono e le fabbriche che sono costrette a chiudere.
La regione che detiene il primato, ma c’è poco da vantarsi, delle irregolarità è la Calabria.
Nel sud il lavoro sommerso rappresenta una buona fetta della forza lavoro totale (circa il 18%): una percentuale molto superiore in confronto alla media nazionale (11,8%) e quasi il doppio rispetto al Centro-Nord.
Nella regione calabrese quasi un lavoratore su tre fa parte dell’economia sommersa e il danno per tutta la nazione è enorme.

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