Fincantieri ha ritirato il piano che avrebbe portato a ben 2551 esuberi: il piano – ha precisato Fincantieri – “non era frutto di un’improvvisazione, ma di una riflessione approfondita”; il ritiro ha comunque “lo scopo di restituire serenità e razionalità”.
Paolo Romani, ministro dello Sviluppo Economico, ha dichiarato che “senza soluzioni condivise non si procederà alla chiusura di alcun cantiere: abbiamo avuto un incontro positivo con azienda e sindacati e c’è sicuramente una situazione di grave crisi della cantieristica mondiale”.
“A fronte di una presentazione di un piano che prevedeva la riduzione degli stabilimenti di Sestri Ponente e Castellammare di Stabia” – ha puntualizzato il ministro – “oggi l’azienda ha dichiarato la volontà di ritirare quel piano: il governo ha preso atto ed ha apprezzato questa decisione” e adesso occorre “puntare a valorizzare le risorse e ottimizzare la parte industriale guardando alla possibilità di aprire a nuovi mercati“.
Maurizio Landini (Fiom) ha sottolineato che “il ritiro del piano industriale da parte di Fincantieri è un primo importante risultato della mobilitazione dei lavoratori: in questo modo si scongiura il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro, ma ora l’impegno del governo in questa vertenza deve crescere sia per quel che riguarda gli investimenti diretti sia per quel che riguarda un’azione di stimolo per un intervento dell’Unione europea”.
Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha poi affermato che “ora la cosa più importante è non abbassare la guardia”. Giuseppe Farina, segretario generale della Fim Cisl, ha infine rimarcato che “l’impegno del governo e degli amministratori locali, unito ad un rinnovato impegno dell’azienda e del sindacato, potrà ora dimostrare che il piano era sbagliato perché rinunciatario circa le possibilità di difendere l’intera struttura industriale del gruppo”.