Il lavoro artigiano in Italia è sempre più sottovalutato, e il suo declino è visto come la naturale evoluzione dell’economia: le esigenze del Ventunesimo secolo richiedono lavori diversi, forme di produzione e assistenza tecnica diverse: niente di più sbagliato. L’artigiano è ancora una figura professionale a cui gli italiani non possono rinunciare, con una maggiore incidenza nel sud del Paese. Se l’artigianato dovesse crollare, si perderebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro, e la cittadinanza si vedrebbe privata di servizi fondamentali. Per questo motivo la Confartigianato combatte la negligenza della politica, mettendo in guardia il Paese sulle conseguenze della caduta di un settore storico.
Il dossier Territori 2013, realizzato dall’Ufficio studi nazionale che ha incrociato i dati provenienti dall’Istat, da Unioncamere e da Bankitalia, ha fornito la base per le indagini di settore: il crollo del lavoro artigiano avrebbe come conseguenza lo scatenarsi di uno tsunami economico. In ballo ci sono tanti posti di lavoro, e in un momento come questo di acuta crisi economica è bene tutelare tutti i settori della produzione italiana. Molte regioni italiane ancora oggi basano la loro economia sul lavoro artigiano, tra questi si annovera la regione Sardegna.
Proprio la Confartigianato Sardegna ha denunciato gli scenari più cupi: con un crollo del lavoro artigiano, nell’Isola “rimarrebbero 663.754 abitazioni senza artigiani dell’edilizia e dell’installazione di impianti. Nei magazzini delle imprese e alle porte di negozi rimarrebbero 20,5 milioni di tonnellate di merci che non verrebbero più gestite dalle aziende artigiane di autotrasporto. Per i 1.003.338 veicoli in circolazione, non ci sarebbero autoriparatori artigiani a cui chiedere manutenzione e assistenza.”