Il centro studi di Confindustria ha comunicato che in Italia “la ripresa resta anemica“: “le attese delle imprese e la fiducia dei consumatori” – è stato quindi sottolineato – “confermano i segnali di stagnazione” e inoltre “si delineano tendenze poco favorevoli per i consumi“.
La fiducia dei consumatori – ha puntualizzato il centro studi dell’organizzazione degli industriali – è infatti “diminuita a causa delle accresciute incertezze del contesto economico, che incidono sulle prospettive individuali e sui bilanci delle famiglie“.
Pertanto il nostro Paese “delude ancora”: il Pil “ristagna, assieme alla produzione industriale, e i consumi sono resi cauti dai timori di disoccupazione, con una Cig che ha smesso di sgonfiarsi”. Inoltre “gli investimenti sono scoraggiati da margini di profitto che, già bassi nel confronto internazionale, sono stati ulteriormente erosi dall’aumento delle quotazioni delle commodity e del costo del lavoro per unità di prodotto”.
L’analisi del centro studi ha anche specificato che “la ripresa globale rimane solida, anche se meno rapida rispetto agli alti ritmi di fine 2010-2011″. Peraltro “si fanno sentire gli effetti frenanti del terremoto giapponese, dei rincari delle materie prime e delle strette monetarie nei paesi emergenti e pesa la correzione dei deficit pubblici”.
Quanto agli scambi mondiali, è stato superato “il picco pre-crisi e gli ordini delineano un trend positivo: la Germania tiene il passo, il made in Italy no”. Infine risulta che “sono meno ampi gli squilibri commerciali; i cambi sono però governati soprattutto dai tassi d’interesse e dall’incertezza sulla gestione dei debiti sovrani, che imprime grande volatilità su tutti i mercati”.