L’istituto tedesco IAW di Tubinga ha pubblicato i risultati di uno studio sulla ricchezza prodotta in nero in Europa, con particolare attenzione a quei paesi in cui la maggiore difficoltà economica coincide con un acuirsi del problema. Il Paese con la percentuale di Pil del lavoro in nero più alta è la Grecia con un 24,8%, appena tre punti sotto e in seconda posizione nella nefasta classifica si attesta l’Italia. Nel Belpaese la ricchezza nazionale prodotta al di fuori della legge è ormai una realtà stabile con una percentuale del 21,6%.
Gli esperti tedeschi hanno dimostrato per l’ennesima volta come un’economia caratterizzata da un’alta percentuale di ricchezza prodotta in nero sia soggetta ad una crisi più profonda. Il sommerso contribuisce infatti a sottrarre importanti risorse fiscali allo Stato, è inoltre un campo di lavoro amato dalla criminalità organizzata e, in Italia in particolare, da quelle mafie che sempre meglio sono radicate nell’intero territorio. Diventa allora fondamentale il lavoro delle fiamme gialle che risulta essere tutt’altro che semplice, a complicare la situazione è l’uso frequente della mafia di nascondere la propria attività dietro il velo della legalità, andando ovvero a pagare, dove ritenuto conveniente, tasse e contributi.
Lo studio dell’istituto IAW ha evidenziato come in Italia la percentuale di ricchezza sommersa sia in leggera decrescita. Il Pil prodotto in nero prima degli anni Novanta si attestava al 22,8%, all’alba del nuovo millennio si è verificata un’esponenziale crescita che l’aveva portato al 27,1%. A ogni modo i cinque punti percentuale recuperati in più di dieci anni non evidenziano tanto un fattore positivo, quanto l’attestarsi del fenomeno su alti e stabili livelli, che lo rendono sempre difficile da contrastare.