C’è un dato particolare che emerge tra quelli diffusi dall’Istat relativamente al 2010: in Italia il totale delle posizioni lavorative è di poco inferiore ai 30 milioni (per la precisione 29.493.000), ma in realtà gli occupati risultano 24.657.000. Una differenza di quasi cinque milioni che ha sostanzialmente una sola spiegazione: il doppio lavoro, spesso in nero.
Come a dire che ci sarà anche chi fa fatica a trovare una prima occupazione, oppure che una volta rimasto senza lavoro non è in grado reintegrarsi.
Ma c’è anche una buona fetta di italiani che trova il tempo, per necessità o per voglia, di dedicarsi almeno ad un paio di occupazioni retribuite, anche se in questo caso non sempre si riesce ad avere cifre omogenee perché spesso si tratta di lavori in nero o comunque non retribuiti secondo parametri certi.
Degli oltre quattro milioni di ‘doppiolavoristi’, risulta difficile stabilire chi si dedichi anche ad un terzo lavoro (soprattutto persone che hanno occupazioni part time), mentre decisamente la maggior parte ha un doppio impiego di giorno e di sera oppure diurno e notturno.
Analizzando più a fondo la ricerca emersa dai dati Istat, chi bissa il proprio impegno lavorativo arriva soprattutto dal settore del commercio in senso lato: quindi sia chi sia impiegato nel commercio all’ingrosso e al dettaglio ma anche in alberghi, ristoranti e ristorazione in genere, comunicazioni, trasporti e riparazioni.
In questo caso le stime sono circa di 2,3 milioni di lavoratori sparsi in maniera omogenea un po’ in tutto il Paese. In effetti sono quasi tutti settori nei quali il part time è molto diffuso, ma anche nel quale il lavoro sommerso è ancora troppo diffuso per non rappresentare un fattore.
All’interno del settore commercio, si segnalano soprattutto i campi dei trasporti e delle comunicazioni (1,2 milioni posti doppi), degli alberghi e dei pubblici esercizi (815mila). Sempre nel campo dei servizi, un altro bel pezzo di posti plurimi arriva dai lavori domestici (623 mila). Ma anche l’agricoltura, con 874 mila unità, è decisamente un settore interessato dal fenomeno: basti pensare a chi produca in proprio verdure e frutta, anche per commercializzarli, ma poi presti la propria opera anche nelle coltivazioni di altri.