Nascerà a Prato il primo centro di ricerca e innovazione italo-cinese nel nostro Paese. Il centro riguarderà il settore tessile e viene considerato da alcuni una grande opportunità e da altri un grande rischio. Gli imprenditori della città infatti non vorrebbero “svendere ai cinesi anche il know how del distretto, unica arma che ci è rimasta per competere“.
Per Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, “ora occorre mettersi intorno a un tavolo, scrivere un progetto, un regolamento e poi trattare: opporsi mi sembra una sciocchezza visto che il governo cinese è disponibile a fare investimenti sulla ricerca in Toscana, che ha i soldi, tanti, e anche uno sviluppo tecnologico avanzatissimo”.
“Il centro di ricerca italo-cinese” – ha sottolineato il presidente – “aiuterà la qualificazione dei prodotti e l’emersione delle imprese cinesi dal sommerso e dunque l’integrazione”. “Siamo andati a fare investimenti in Cina” – ha proseguito Rossi – “e la tecnologia gliela abbiamo portata, affittiamo ai cinesi i capannoni, apriamo anche centri commerciali nel pratese dove i cinesi vendono le loro merci e non gli concediamo di collaborare sulla ricerca?”.
Il sindaco Cenni ha quindi dichiarato che “le istituzioni dovrebbero limitarsi a favorire gli investimenti di aziende e governi” e ha inoltre rimarcato che i risultati del centro di ricerca “dovranno in ogni caso rimanere sul territorio“. “Non siamo disponibili a mettere in comune con nessuno il patrimonio di conoscenze della principale attività del distretto” – ha poi voluto puntualizzare Riccardo Marini, presidente degli industriali pratesi – “anche perché su tessuti e filati-moda sono altri ad aver da imparare da noi”.
“Siamo disponibili a collaborare con i cinesi alla ricerca di nuove fibre e di materiali innovativi” – ha dunque concluso Marini – “così come sulle tecnologie ambientali e sulle certificazioni, ma nessuno si sogni di toccare la nostra creatività“.