Le famiglie italiane tagliano le spese, ma ad alcuni beni voluttuari come telefonini e lotterie proprio non riescono a rinunciare, nonostante la recessione. E’ la fotografia che Confcommercio ha stilato in base ai dati che interessano i consumi nel mese di gennaio e che hanno fatto registrare un calo nell’Indicatore relativo pari all’1% su base annua e dello 0,5% rispetto a dicembre.
Emerge una diminuzione della domanda per quasi tutte le voci, soprattutto quelle che interessano i principali beni di consumo, ma ci sono delle eccezioni. Come le spese per i beni e i servizi relativi alle comunicazioni (con un +9,2%). Anche le spese per i beni e servizi ricreativi hanno mostrato a gennaio una certa crescita che però è condizionata dall’aumento sensibile dei consumi per giochi, lotterie e scommesse.
Al contrario è risultata negativa domanda per i beni e servizi per la mobilità, con un netto -12%, una diminuzione causata soprattutto dalle spese per i viaggi aerei, settore nel quale la domanda non accenna a riprendersi. E nonostante la partenza anticipata in molte città italiane dei saldi, diminuisce anche la domanda di abbigliamento e calzature (-4,3%), così come si sono registrati saldi negativi per beni e servizi per la casa (-4%), soprattutto dovuti ai consumi di mobili e di elettrodomestici in netto ridimensionamento.
Cifre più basse anche per l’area dell’alimentazione, bevande e tabacchi (-4,4%). E le previsioni per il mese di marzo 2012 sono di una variazione congiunturale dello 0,4% per l’indice dei prezzi al consumo che porterebbe ad una riduzione del tasso tendenziale, che potrebbe attestarsi al 3,2%, a fronte del 3,3% registrato a febbraio.
A pesare sulle mancate spese degli italiani è soprattutto l’alto tasso di disoccupazione che è salito al 9,2% e le prospettive per i prossimi mesi, anche per l’aumento delle richieste di Cassa Integrazione, non sono certo esaltanti. Ecco perché il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, lancia l’allarme: “L’indicatore dei consumi di gennaio ci dice che il 2012 è partito male e questo vuol dire che si sta consolidando, anzi aggravando, la già conclamata recessione. In questa situazione che ha costretto molte piccole imprese del commercio a chiudere, il prospettato ulteriore incremento dell’Iva sarebbe esiziale per i consumi, per la crescita, per il benessere dei cittadini”.